Lettere scarlatte e polemiche (dettagli)
Titolo: Lettere scarlatte e polemiche
Autore: Giuseppe Fusco, Aldo Narducci, Gianfranco Silvestro
Data: 1953-02-01
Relazione: Ateneo, anno 4 n. 6 p. 6
Identificatore: 04_06_06_04
Testo:
LETTERE SCARLATTE E POLEMICHE
Università meridionali
Caro Direttore, Ho avuto occasione di leggere su
uno dei numeri scorsi di « Ateneo »
un articolo riguardante le Università
meridionali; fra le molte cose inte
ressanti mi è parso di notare, in com
plesso, un accento di calda simpatia
nei riguardi degli studenti del Sud
che, pur fra mille difficoltà, seguono
la carriera universitaria.
Di questo vi ringrazio moltissimo, e vi sarò grato se vorrete pubblicare
alcune mie note sugli studenti abruz
zesi, costretti a continui spostamenti, in mancanza di un Ateneo.
Tutto ciò sembrerà strano e quasi
inverosimile, ma purtroppo noi univer
sitari abruzzesi per recarci alle nostre
sedi universitarie più vicine dobbiamo
percorrere quasi 500 km. fino a Ro
ma, ed altrettanti fino a Napoli. Stan
do così le cose 10.000 abruzzesi si ri
versano ogni anno nella affollatissima
Università romana e 5000 a quella
Partenopea distribuendosi nelle varie fa
coltà in maggiore o minor numero.
Le facoltà di Giurisprudenza e di
Lettere risultano le più gremite; poi
vengono nell’ordine quelle di Medi
cina, Farmacia, Scienze, Ingeg
neria, e
non meno tutte le altre.
Lascio immaginare a quali e quanti
sacrifici siamo sottoposti ogni qualvolta
dobbiamo recarci in sede o per ritirare
Statuti d’esami o per l’iscrizione o per
comprare libri o per dare esami. Cito
soltanto qualche particolare per dimo
strarvi in quali condizioni disagiate
viene a trovarsi un qualsiasi nostro
collega.
Uno studente di Sulmona che dista
da Roma appena 344 km (compreso il
viaggio di ritorno) e che comunica di
rettamente con la Capitale, deve com
piere un viaggio di quasi 10 ore con
treno a scartamento ridotto, subire no
tevoli spese per il soggiorno a Roma
e spesse volte anche per il pernotta
mento e tornare a casa soltanto dopo
due giorni.
Senza parlarvi poi di quegli studenti
dell’Alto Sangro o di quelli che abi
tano le città adriatiche che debbono
cambiare almeno due treni e trascorre
re quasi un’intera giornata in viaggio.
In base a questi elementi possiamo
dare anche una spiegazione del fatto
per cui la facoltà di Giurisprudenza e
quella di Lettere sono le più affollate.
Siccome queste facoltà non obbligano
alla frequenza dei corsi, la maggior
parte degli studenti per ovviare alle in
genti spese che comporta la perma
nenza continuata a Roma sono costretti
ad iscriversi ad esse. Pertanto si deve
necessariamente concludere che tra noi
regna sovrano il fattore economico.
Infatti soltanto gli eterni « figli di
papà », proprietari di qualche appez
zamento di terreno o di un ben nutrito
armento possono permettersi il « lus
so » di frequentare i corsi di Medicina
o Ingegneria, e non in base alla loro
capacità intellettuale, ma solo per le
loro condizioni economiche e finanziarie.
E pensare che l’Abruzzo ebbe la
prima Università di Diritto Canonico
sotto Stanislao, Re di Napoli, nel
1265 e precisamente a Sulmona, come
chiaramente è dimostrato dalle atte
stazioni dell’epoca con firma e sigillo
autografo del Re e ancora conservato
nel Museo Civico.
Insomma noi universitari non pos
siamo valerci di nessuna delle lezioni
che i professori impartiscono durante
i corsi, e quindi dobbiamo studiare
per nostro conto e superare solo con
le nostre capacità le difficoltà che in
contriamo e non possiamo vivere sotto
nessun aspetto la vita universitaria.
Ecco il motivo per cui Roma è mas
simamente rigurgitante di studenti: in
essa affluiscono studenti non solo del
Lazio ma anche quelli dell’Abruzzo e
dell’Italia centro-meridionale.
Rivolgo di nuovo i miei più sentiti
ringraziamenti ad « Ateneo » che mi
ha permesso di gettare alla ribalta
una dura realtà, una delle più penose
questioni che affliggono noi universitari
abruzzesi, e faccio voti affinchè, attra
verso queste colonne, possa giungere
l'eco di una sì precaria situazione a
chi di dovere e si cerchi di ovviare
alla meglio. Giuseppe Fusco
Sulmona, gennaio.
Dal Meridione ci giunge questo ap
pello, che siamo ben lieti di acco
gliere sulle nostre colonne, nella spe
ranti che valga a sollevare il proble
ma, che valga a far trovare una pron
ta soluzione.
La pelle dell'orso
Caro Direttore, Il 20 e 21 novembre gli studenti
del Politecnico hanno eletto i delegati
del Congresso, i cosidetti grandi elettori.
Questi 25 delegati avrebbero dovuto
riunirsi per eleggere i 5 delegati al
Congresso Nazionale Universitario. Cosi
si farebbe in democrazia. Ma, ahimè:
in Italia la democrazia serve soltanto
come straccio da agitare prima delle
elezioni, poi « passata la festa, gabbato
lo santo ». Cosi è avvenuto anche al
nostro Politecnico.
Neppure è stata fissata la data del
la riunione che già i 5 delegati risul
tano eletti. Non lo credi? Leggi anche
tu sul « Tempo » di Roma (Anno X, n. 4 del 4 gennaio) la relazione del
Congresso Nazionale della cattolica In
tesa. Risulta che a Torino-politecnico
l’Intesa ha già ottenuto 4 delegati (l’al
tro sarebbe ovviamente delle sinistre).
Così cosa dovrebbero riunirsi a fare i
25 eletti dalla base quando si trovano
dinnanzi al fatto compiuto? Mancano
soltanto i nomi di quelli che « saran
no » eletti perchè il quadro della farsa
elettorale sia completo.
Cosa ne dici tu, caro Direttore, di
questi metodi?
E inoltre approvi tu il fatto che de
terminate liste (A e B del Politecnico)
si proclamino indipendenti al cento per
cento prima delle elezioni, salvo poi
pubblicare un comunicato proprio su
« Ateneo » (n. 2, anno IV) ad elezioni
avvenute, dichiarando il proprio co
lore politico, truffando così la buona
fede di molti elettori che non inten
devano affatto votare Intesa o Sinistra, ma liste che credevano nella loro santa
ingenuità veramente indipendenti? Se
non è possibile cacciare dall’Università
la politica, si cacci almeno il malco
stume politico.
Noi universitari monarchici del « vi
va Verdi » avremo tanti difetti, ma
non quello della slealtà politica che ci
ha sempre distinti e che costituisce per
noi un vanto.
I voti dati alla nostra lista non sono
« rubati » perchè abbiamo sempre detto
chi siamo e cosa vogliamo.
Gradirei conoscere il tuo pensiero in
proposito, e non dirmi che non vuoi
entrare in una polemica politica, per
chè qui si tratta dei principii basilari
di una sana e vera democrazia.
Aldo Narducci
Studenti che lavorano
A proposito della novelletta "Le
cose che capitano solo in Svezia"
che trattava degli studenti che lavo
rano, mi scrive Marcello Candelo, del
II anno di Economia e Commercio, che mi fa notare che la percentuale
di studenti-lavoratori è, per quanto ri
guarda la sua Facoltà, superiore a
quella che io ho indicato.
È probabile che abbia ragione, da
to che io non ho voluto dare una
percentuale esattissima. Candelo mi
informa anche che dei corsi serali ven
gono tenuti non solo in Svezia ma
anche alla Cattolica di Milano. Non
ho potuto controllare la notizia, ma
se è vera è importante, poiché la
Cattolica non è certo un'Università
molto indulgente verso gli studenti, e se ha istituito questi corsi significa
che si è resa conto delle necessità di
una parte degli iscritti. Mi par inte
ressante il suggerimento di Candelo
circa la possibilità di far tenere questi
corsi dagli assistenti; per i quali "non
sarebbe eccessivamente gravoso o in
decoroso" un simile impegno. Comun
que ringraziano il "fagiolo" Candelo
(fagiolo trentenne, a quanto mi scrive)
per essersi interessato della cosa, e
sarei lieto che quelli che hanno delle
proposte da fare su questo problema, le facessero. Tutti insieme si potreb
be cercare di regolare una questione
che certo richiede più impegno che
una novelletta dove si parli di bionde
e di tipi nervosi.
G. S.
Collezione: Ateneo del 1 febbraio 1953 (contiene il numero intero)
Citazione: Giuseppe Fusco, Aldo Narducci e Gianfranco Silvestro, “Lettere scarlatte e polemiche,” Riviste degli studenti, ultimo accesso il 09 dicembre 2023, https://rivistestudenti.unito.it/items/show/685.