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Titolo: Una facoltà senza sbocco

Autore: Aldo Fasolo

Data: 1966-01/02

Relazione: Ateneo, anno 17 n. 1-2 p. 6

Identificatore: 17_01-02_06_01

Testo: PROSPETTIVE DEI BIOLOGI: UN QUADRO DESOLANTE
Una facoltà senza sbocco
Esplosione degli iscritti a Scienze Biologiche
malgrado la mancanza di qualifica professionale
della laurea e le scarse possibilità di impiego
LE FACOLTÀ
Un fatto è interessante: quan­
to più le fonti consuete di divul­
gazione ci bersagliano con noti­
zie riguardanti scoperte biologi­
che di ogni genere, tanto meno
risultano conosciute le condizio­
ni reali del corso universitario
Scienze Biologiche, che dovreb­
be presiedere ad una formazio­
ne scientifica di tipo biologico e
le prospettive che esso in prati­
ca offre.
Vediamo dunque di fare un
po' di luce sulla situazione.
L’insegnamento delle Scienze
Biologiche e Naturali è caratte­
rizzato in Italia dal coesistere
di due corsi di laurea distinti e
paralleli, mentre in altri paesi
europei questo insegnamento è
oggetto di un unico corso della
Facoltà di scienze, tuttavia va­
riamente articolato in indirizzi
specifici dopo un periodo pro­
pedeutico iniziale.
Le esigenze che hanno con­
dotto alla separazione in un cor­
so autonomo delle discipline bio­
logiche dalla matrice naturali­
stica (poco meno di un trenten­
nio fa) sono legate allo sviluppo
ed all’affermarsi di un’industria
farmaceutica nazionale ed a nuo­
ve prospettive di lavoro in un
campo medico-biologico, confu­
samente delimitato.
Di fatto, nelle sedi in cui i
due corsi coesistono, le struttu­
re dell’uno e dell’altro si sovrap­
pongono in modo tale che la
preparazione diviene necessaria­
mente di tipo enciclopedico e de­
scrittivo, mostrandosi del tutto
insufficiente per le nuove pro­
spettive scientifiche ed economi­
che, peraltro confuse e quasi mai
realizzate dai fatti, tanto da in­
durci a parlare di una gravissi­
ma carenza della ricerca scienti­
fica di base in Italia.
Ma quello che ha portato la
situazione ad un punto trauma­
tico è stata la vera « esplosio­
ne » degli iscritti a Sc. Biol., ne­
gli ultimi anni, fenomeno che
ha capovolto i rapporti numeri­
ci rispetto all’indirizzo naturali­
stico e che trova come riscon­
tro una inadeguatezza gravissi­
ma da parte delle strutture uni­
versitarie, anche solo sul piano
ricettivo.
Attualmente esistono 21 sedi
in Italia con corsi di laurea in
Sc. Biol. e gli iscritti, raddoppia­
tisi numericamente nel giro di
4 anni, superano largamente le
8.000 unità.
Contemporaneamente la dispo­
nibilità di posti di lavoro, già
insufficiente, non solo non mo­
stra accenni di incremento, ma
anzi tende sempre più a limi­
tarsi, anche in assoluto.
Risulta ad esempio da una in­
chiesta compiuta dal Segretaria­
to nazionale studenti in Sc. Biol.
e di prossima pubblicazione, che
attualmente i laureati impiegati
presso i laboratori farmaceutici, con compiti che variano da quel­
lo di ricercatore a quello di bi­
bliotecario, non superano il cen­
tinaio, rappresentando così po­
co più del 10% del personale
laureato non medico utilizzato
nel settore. E alcune di queste
industrie hanno altresì definito
poco interessante l'accoglimen­
to di studenti per attività « sta­
ges », dichiarando testualmente
che: il « lavoro di base è svolto
nei servizi di ricerca delle Case
concedenti estere ».
In pratica, fatta esclusione per
una certa percentuale che si de­
dica alla ricerca universitaria, con prospettive analoghe a quel­
le degli altri indirizzi scientifi­
ci, la maggior parte dei laureati
trova come unico sbocco prati­
co possibile l’insegnamento me­
dio, pur con tutti i limiti deri­
vanti dalla preparazione parzia­
le e dal tipo stesso di laurea, che ai fini della carriera risulta
aspecifica.
Di questa situazione generale
la condizione di Torino è spec­
chio fedele. Vediamo così che il
corso di laurea in Sc. Biol., isti­
tuito nella nostra città da sette
anni, pur avendo oltre 460 iscrit­
ti ha creato finora una trentina
di laureati soltanto e quest’anno
laureerà « in corso » il 10% de­
gli studenti, nonostante la fama
di estrema facilità. E l’incremen­
to della popolazione è stato tale
che il numero delle matricole
del 1965-66 risulta, con oltre 150
unità, essere doppio di quello
del 1962-63 (76).
Per quanto riguarda poi le pos­
sibilità di impiego post lauream
la situazione è chiaramente po­
sta in questi termini: finora i
laureati sono stati assorbiti dal­
la scuola media, sia inferiore
che superiore, e dall’insegna­
mento universitario. Si ha un
solo caso di una giovane laurea­
ta impiegata in un laboratorio
farmaceutico con la qualifica di
ricercatrice e tant’è... L’unica al­
tra carriera aperta è quella di
« collaboratore scientifico » (leg­
gi: rappresentante) di qualche
industria farmaceutica.
Certo è un quadro poco inco­
raggiante.
Ma penso che a questo riguar­
do, e più in generale, a proposi­
to della situazione del corso di
laurea, siano illuminanti le ri­
sposte fornite al Consiglio di
Facoltà di Scienze Biologiche, da parte del Corpo Docente. Co­
sì per giudizio pressoché unani­
me viene indicato come del tut­
to ingiustificato l’incremento nel
numero degli iscritti rispetto al­
le possibilità di assorbimento
nel mondo del lavoro e ciò a
causa del fatto che: « la laurea
non conferisce un titolo profes­
sionale e dà una preparazione
inadeguata per i compiti che in
genere vengono affidati nell'indu­
stria », oltre che per la « man­
canza in Italia della figura del
ricercatore ».
Al massimo è riconosciuta, ma
è voce isolata, la prospettiva del­
l’insegnamento.
Ma allora quali sono le cause
di questo incremento negli iscrit­
ti a Sc. Biologiche?
Cediamo di nuovo la parola ai
Professori: è riconoscimento ge­
nerale che esista un interesse
intellettuale scientifico molto va­
lido, per un limitato numero di
iscritti, e che tale interesse cor­
risponda altresì a progressi e­
normi compiuti specie all’este­
ro dalla biologia.
Ma vien fatto notare che mo­
venti meno confessabili sono
spesso: « le minori difficoltà ine­
renti al piano di studi » o una
« deplorevole moda ».
Si tratterebbe in pratica per
una certa parte degli studenti
di considerazioni di questo ti­
po: «la biologia è materia cari­
na, pulita, che richiama i fiori, le farfalle, i misteri della vita e
magari le provette e allora fa
tanto Pasteur ». Cioè è una ma­
teria di moda senza l'odore di
muffa... Il quadro è desolante.
Ma che ne pensano di alcuni
di questi problemi le « matrico­
le » di quest'anno? In buona per­
centuale sono indifferenti (51%)
alle possibilità di sistemazione
dopo la laurea, dichiarando in
ogni caso che le prospettive di
impiego non devono condiziona­
re e neppure influenzare le scel­
te degli studi. D'altra parte, mol­
ti (47%) ammettono che il pro­
blema dell'impiego non è facile.
Un altro gruppo cospicuo (41%)
nutre invece le più rosee spe­
ranze ed infine solo per pochi
(5%) l’iscrizione all'Università
può significare un miglioramen­
to nel settore in cui già lavora­
no. Ma quali sono state allora le
fonti d’informazione che hanno
indirizzato le scelte? E’ incredi­
bile, ma per il 78% dei nuovi
iscritti, fonte precipua sembra
essere stata la tradizione orale
di amici o notizie giornalistiche
(18%).
Sono dati di fatto che certo
fanno pensare e che ben si in­
seriscono nella situazione gene­
rale del corso di laurea, situa­
zione che merita un approfondi­
mento a tutti i livelli.
Aldo Fasolo
INCHIESTE
L'Homunculus: così nel '700 si im­
maginava la struttura dello sper­
matozoo.

File: PDF, TESTO

Collezione: Ateneo di gennaio-febbraio 1966 (contiene il numero intero)

Citazione: Aldo Fasolo, “Una facoltà senza sbocco,” Riviste degli studenti, ultimo accesso il 09 dicembre 2023, https://rivistestudenti.unito.it/items/show/2498.