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Titolo: Serietà di un concorso

Autore: Federico Cereja

Data: 1967-01

Relazione: Ateneo, anno 18 n. 1 p. 8

Identificatore: 18_01_08_03

Testo: SERIETÀ
DI UN CONCORSO
La sociologia sembra oggi essere
alla moda. Se ne sente parlare un
po' dovunque, e non passa mese, si può dire, senza che venga an­
nunciata qualche nuova traduzione
di un'opera sociologica. Anche lo
studente che si occupa di questa
materia finisce spesso per assume­
re una certa aria iniziatica, e i suoi
colleghi lo tempestano di richieste
che dimostrano curiosità ma anche
interesse e aspettativa.
In tutto ciò v'è sicuramente un
grave rischio, e cioè che la socio­
logia, proprio in quanto disciplina
alla moda, venga sfuggita dagli
studiosi seri e preparati e diventi
una facile tribuna per improvvisati
e per dilettanti. Come già per altre
materie, anche per la sociologia si
pone il problema fondamentale del­
la funzione dell'Università, come
luogo dell'elaborazione di una co­
noscenza pubblica e di interesse ge­
nerale, sottratta al capriccio delle
mode ed all'arbitrio di interessi par­
ticolaristici. Il riconoscimento uni­
versitario è poi indispensabile al­
la sociologia in particolare, se essa
vuole presentarsi come disciplina
critica che investe le strutture so­
ciali in generale, e non come mera
tecnica di efficienza a servizio di
fini privati.
Quali sono le esigenze della so­
ciologia, e quale è la sua attuale
situazione universitaria? In primo
luogo, la sociologia è materia che
richiede una accurata e seria spe­
cializzazione. La sociologia urbana, la sociologia industriale, la socio­
logia dello sviluppo economico, la
sociologia politica, non sono meri
sottoprodotti di una sedicente so­
ciologia « generale », ma settori di
specializzazione richiedenti ciascu­
no propri metodi di indagine e stu­
di particolari. All'Università italia­
na oggi la sociologia è insegnata
— dove la si insegna — come ma­
teria generica e complementare.
Essa non ha tuttora trovato una
collocazione univoca in una facoltà, ma è insegnata in facoltà diverse, e provvisoriamente, soprattutto a
magistero. La scelta di quest'ultima
facoltà non risponde già ad una
proposta interdisciplinare — rappor­
ti tra sociologia e pedagogia — ma
puramente e semplicemente alla
logica della minor resistenza acca­
demica.
In secondo luogo, lo sviluppo del­
la sociologia è strettamente colle­
gato alla possibilità di svolgere ri­
cerche empiriche. Si pongono qui
problemi che il movimento studen­
tesco ha già più volte sollevato per
altre discipline; e cioè la disponi­
bilità di adeguate attrezzature —
calcolatori, schedari, centri mecca­
nografici —, il riconoscimento del­
la figura del ricercatore e l'istitu­
zionalizzazione ad ogni livello del
lavoro di gruppo, in particolare nei
seminari e nelle tesi di laurea.
Il problema fondamentale per lo
sviluppo di una disciplina, è la for­
mazione di studiosi competenti. Si
sostiene a questo proposito la tesi
di comodo che la sociologia non si
sviluppa, non già per carenza di
strutture accademiche o cattiva vo­
lontà, ma perchè mancano i socio­
logi. E' questa una tesi che sembra
particolarmente cara a coloro che
mentre strepitano contro la man­
canza di preparazione culturale nei
sociologi, d'altro canto operano —
immaginiamo in buona fede! — per­
chè questa materia divenga facile
occasione di sbocchi carrieristici ad
uso di intellettuali generici.
I SOLITI FEUDI
Un esempio di questa situazione
è costituito dall'andamento dell'ul­
timo concorso per cattedre in so­
ciologia (terzo dal dopoguerra ad
oggi), bandito dall'Università di Bo­
logna, e svoltosi ai primi del gen­
naio 1967. Da indiscrezioni avutesi
— che però in questi casi valgono
spesso come notizie ufficiali — ri­
sulterebbe che sia stata approvata
una terna composta dal professori
A. Ardigò, A. Palazzo, L. D'Amato.
Stupisce amaramente iI fatto che
— con una eccezione — siano sta­
ti consacrati sociologi, studiosi che
non si sono occupati di questa ma­
teria se non in modo accidentale, e ciò, nonostante la partecipazione
di specialisti noti non soltanto in
Italia. Si direbbe quasi che per la
commissione giudicatrice abbia con­
tato, più che la competenza dei sin­
goli, l'essere « onorevoli », o l’esse­
re direttori di riviste di « varia » at­
tualità. Che del resto non si tratti
solo di una nostra impressione, ma
che si tratti, ancora una volta, del
prevalere di interessi corporativi e
politici sulle finalità culturali e scien­
tifiche, è poi dimostrato dal fatto
che, a quanto si dice, uno dei com­
missari, e precisamente il prof. N.
Bobbio, avrebbe presentato una re­
lazione di minoranza per denuncia­
re la grave situazione. Com'è noto, è questo un fatto del tutto eccezio­
nale nella prassi dei concorsi uni­
versitari, a cui si ricorre in situa­
zioni estreme, e che quando verrà
conosciuto produrrà certo numero­
se reazioni.
Appare chiara, anche da questo
esempio, l’importanza della batta­
glia in cui è impegnato il movimen­
to studentesco per la riforma delle
strutture universitarie e per la de­
mocratizzazione dell'insegnamento
superiore. L'autonomia della cono­
scenza scientifica è problema che
non può essere impostato corretta­
mente nelle vecchie strutture acca­
demiche, in cui troppo facile diven­
ta il prevalere degli interessi cor­
porativi.
Per la sociologia, in particolare, la necessità di una programmazio­
ne organica e coerente dello svi­
luppo culturale appare evidente.
Pur restando fermo il problema di
dare ad essa una sede universita­
ria propria, è anche chiaro però che
la sociologia non potrà avere un
naturale sviluppo all'interno delle
facoltà quali sono attualmente strut­
turate. Data la sua vocazione inter­
disciplinare, la sociologia postula
un discorso più generale sul pro­
blema dei dipartimenti, intesi co­
me punto di incontro di interessi
culturali diversi, come strumento
di autogoverno e come terreno di
sperimentazione per nuove meto­
dologie.
A parte la battaglia per i diparti­
menti sul piano nazionale, anche
sul piano locale vi possono essere
a questo proposito fruttuose inizia­
tive. A Torino, in particolare, ove
la sociologia interessa già ora cin­
que facoltà — giurisprudenza, eco­
nomia e commercio, filosofia, magi­
stero, architettura — ci sembra im­
portante richiamare l'attenzione sul­
la possibilità e sulla opportunità di
iniziative che abbiano un valore di
seria e netta contrapposizione alle
manovre dettate dalla logica corpo­
rativa accademica.
Federico Cereja

File: PDF, TESTO

Collezione: Ateneo di gennaio 1967 (contiene il numero intero)

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Citazione: Federico Cereja, “Serietà di un concorso,” Riviste degli studenti, ultimo accesso il 09 dicembre 2023, https://rivistestudenti.unito.it/items/show/2529.