Le elezioni non hanno detto niente di nuovo (dettagli)
Titolo: Le elezioni non hanno detto niente di nuovo
Data: 1967-04
Relazione: Ateneo, anno 18 n. 2 p. 1
Identificatore: 18_02_01_01
Testo:
LE ELEZIONI
NON HANNO DA
TO
NIENTE DI NUOVO
La consultazione elettorale del 5-6-7 aprile, dopo due mesi estremamente intensi per il
Movimento Studentesco torinese, non ha detto nulla di nuovo. Pur di fronte ai grossi temi su
scitati dall’occupazione e dalla agitazione di febbraio, l'elettorato ha dimostrato una certa sta
bilità ed i rapporti di forza all'interno dell'Assemblea Interfacoltà non sono mutati. Se l’Intesa
è tornata ad essere (per pochissimi voti) il gruppo di maggioranza, non ha aumentato i suoi
seggi; 15 sono rimasti, pari a quelli dei Goliardi Indipendenti. Dopo un congresso cittadino
quanto mai vivace, l'UGI ha scontato un periodo di attrito interno, perdendo un seggio. Inva
riata la rappresentanza del W Verdi, mentre dei due gruppi di estrema destra, l’uno, la Fiac
cola, s'è ridotto al lumicino passando da due seggi ad uno, l’altro, il Federico Barbarossa, non ha ottenuto seggi («...siamo perfettamente consapevoli — affermavano questi ultimi in
un loro volantino — delle difficoltà di successo in cui incorre una organizzazione di destra, al
lorché intende farsi conoscere con i sistemi e con i metodi cosiddetti democratici...»: si ripro
metteranno forse maggiore successo con spranghe di ferro e manganelli...). L'unica sorpresa
l’ha riservata il gruppo di nuova formazione G.G., assicurandosi 4 seggi. Per il carattere com
posito del Gruppo Goliardico, questa sua affermazione elettorale è difficilmente valutabile. In
fatti se il G.G. raccoglie nelle sue file quel che rimane di Università Indipendente (e come
spunti di propaganda elettorale e come vecchi esponenti di questo gruppo), vi aderiscono
anche persone di varia provenienza ideologica, intenzionate a portare avanti un discorso po
litico motivato e meno generico di quello dell’apartiticità. Al successo elettorale dei G.G. è dif
ficoltoso quindi attribuire un significato univoco: sta comunque a testimoniare, più che « stan
chezza » da parte studentesca dopo le agitazioni, il persistere dell’illusione di eliminare i pro
blemi « alienanti » (la cui difficoltà cioè, non diciamo a risolverli, ma persino ad avere un'idea
della loro impostazione, è incomoda per l'individuo) dell'Università, ignorandoli e della diffidenza
verso quanto di meccanico c'è nel richiamarsi dei gruppi tradizionali ai partiti politici nazionali.
Ma, se a
posteriori, in base ai risultati avutisi, si è tentati di definire inutili questa ele
zioni, inutili o per lo meno un’occasione perduta di crescita per il M.S. lo sono state sen
z’altro. Vogliamo alludere alla mancata riforma della rappresentanza (votazioni cioè su mo
zioni di facoltà, in assemblee di facoltà) che, se attuata, avrebbe permesso un riesame cri
tico, articolato per facoltà, della situazione venutasi a creare dopo i fatti di febbraio ed un
rilancio di quell'azione incisiva allora intrapresa. Anche se alcuni gruppi si sono sforzati di
impostare la loro campagna elettorale sui problemi specifici di facoltà, non sempre sono riu
sciti a trasformare le elezioni in un momento di ripensamento e di dibattito volto a dare nuova
forza alla battaglia di febbraio ed a precisare maggiormente gli obiettivi allora postisi. Le ele
zioni hanno anzi segnato da questo punto di vista, un periodo di stasi: nell'irrigidimento elet
torale dei gruppi l'azione del M.S. si è disunita. Non si vorrebbe che le elezioni ed il periodo
post-elettorale, valessero a dissipare sterilmente la spinta acquisita a febbraio. Timori di questo
genere sono resi purtroppo più fondati dal fatto che le prospettive per la formazione della
nuova Giunta sono assai problematiche. I rapporti fra l'Intesa e l'UGI sono andati deterioran
dosi e sul piano nazionale e sul piano locale. Proprio quando vi sarebbe bisogno di una diri
genza forte e collegata con la massa studentesca per sfruttare i fermenti positivi venuti alla
luce a febbraio, per usare gli strumenti apprestati in quell'occasione (ad esempio il Comitato
Permanente, ovverosia il fronte unico di professori, incaricati, assistenti e studenti, che non
rappresenta un incontro generico delle varie componenti universitarie, bensì l’organismo costi
tuito da quanti hanno in comune la volontà di giungere ad una sostanziale riforma dell’Uni
versità e, pur nella differenza delle rispettive posizioni e valutazioni, parlano uno stesso lin
guaggio) e render la loro azione incisiva, ci si trova dinnanzi ad una situazione che per il
momento si presenta poco incoraggiante. Ed allora l'esperienza maturata qui a Torino negli ul
timi mesi diventa paradigmatica della crisi che da tempo serpeggia nel M.S. italiano, M.S. ca
pace di prese di posizione anche clamorose, M.S. che incontra una disponibilità difficilmente ri
scontrata in passato, ma incapace di tradurre la sua presenza in una partecipazione continua
tiva al dibattito politico universitario ed in un impegno costante, senza i quali fatti anche no
tevoli per cosciente mobilitazione della massa studentesca divengono episodici ed in fondo in
significanti. L'occupazione diventa fine a se stessa, un atteggiamento meramente protestatario
che non viene a capo di nulla, e non, come dovrebbe essere, il migliore strumento di stimolo
oggi a disposizione del M.S. per elaborare ed approfondire le proprie tesi e per sollecitare le
gerarchie accademiche e l’opinione pubblica, al fine di ottenere Un'Università più confacente
alle esigenze proprie e della società tutta.
Da considerazioni siffatte scaturisce l'impostazione di questo numero di « Ateneo ». Si
è cercato di riannodare i contatti con le singole Facoltà per istituire un rapporto concreto con
le condizioni della vita universitaria. La collaborazione non è stata pari all'aspettativa, tuttavia, nella prospettiva della « sperimentazione » di iniziative di riforma nelle Facoltà, era necessario
avviare un discorso di questo genere ed « Ateneo » può costituire la sede adatta.
Sempre in questa prospettiva di « sperimentazione », di una riforma cioè che non può
esser calata dall'alto, ma deve esser elaborata all’interno dell'Università, largo spazio è stato
ancora dedicato al problema della riforma della rappresentanza, siamo convinti che una rior
ganizzazione del M.S. per facoltà sia uno strumento indispensabile per operare qualsiasi serio
tentativo di « sperimentazione », come pure siamo convinti che la riforma della rappresentanza
sia un mezzo insostituibile di partecipazione attiva della base studentesca e perciò la sua at
tuazione sia improrogabile. Spazio è stato anche dato ad una esposizione critica del Piano Gui
per ribadire ancora una volta il nostro circostanziato e motivato rifiuto ad una riforma che è
tale solo di nome. Infine, consapevoli del ruolo importante che rivestono le associazioni nel
l'attuale strutturazione del M.S. e del tentativo che alcuni gruppi compiono per rinnovare i loro
contenuti ed i modi di partecipazione del mondo studentesco, ritenendo che il dibattito fra i
gruppi, da troppo tempo in disuso, sia di grande utilità se tale da coinvolgere ed interessare
la generalità degli studenti, abbiamo interpellato tutti i gruppi in modo da fornire al lettore
un quadro completo sulla funzione del M.S.
Nei giorni cruciali dell'occupazione di febbraio si faceva appello dalle pagine di un quo
tidiano cittadino, al « senso di responsabilità degli studenti in un momento particolarmente
grave...» della vita nazionale. Qualche settimana più tardi sempre dalle stesse pagine si af
fermava che « ... ci sono momenti nella vita di una nazione in cui il Paese ha diritto a un po' di
tranquillità »; ebbene, noi pensiamo che proprio nell'attuale momento nazionale sia più neces
sario che mai rinnovare il nostro impegno civile per una sostanziale riforma dell'università ita
liana. La riforma di un’Università socialmente inutile, di un'Università che fa obbligo (R.U.)
della presenza alle lezioni non disponendo di aule sufficienti ad accogliere tutti gli iscritti, di
un'Università dalla struttura autoritaria che conosce ancora squallidi interventi polizieschi, la
riforma di un'Università siffatta, avrebbe un significato ed un effetto positivo per l’intera so
cietà Italiana. E, come la guerra è cosa troppo importante per lasciarla fare ai generali, la ri
forma dell'Università è una cosa troppo importante per deciderla senza gli studenti.
Collezione: Ateneo di aprile 1967 (contiene il numero intero)
Citazione: “Le elezioni non hanno detto niente di nuovo,” Riviste degli studenti, ultimo accesso il 09 dicembre 2023, https://rivistestudenti.unito.it/items/show/2531.