Ateneo di gennaio 1968. Suppl. 1 (dettagli)
Titolo: Ateneo di gennaio 1968. Suppl. 1
Descrizione: Numero completo.
Autore: Paolo Montalenti, Daniele Jallà, Renato Pescetti, Sergio Scamuzzi, Giorgio Gomel, Stella Peyronel, Dunio Astrologo
Fonte: Istituto di studi storici Gaetano Salvemini
Data: 1968-01
Identificatore: 19_01_s1
Testo:
ATENEO Periodico d'informazione degli studenti universitari torinesi.
Redazione Pal. Università - Via G. Verdi, 8 - Torino.
Supplemento anno XIX a cura della redazione del giornale
LO ZIBALDONE
COPISTERIA MAGENTA
Via Massena, 7 - TORINO
Autorizzazione Tribun. di Torino
del 14.11.1949 n. 497
Direttore Responsabile
DIEGO MARCONI
CHICCO 67
REDATTORI
RENATO PESCETTI
LUISELLA PIANAROSA
SERGIO LEVI
COLLABORATORE SPECIALE
SERGIO SCAMUZZI
COLLABORATORI
PAOLO MONTALENTI
DANIELE JALLÀ
GIORGIO GOMEL
STELLA PEYRONEL
& DUNIO ASTROLOGO
COMITATO ESECUTIVO
ASSOCIAZIONE STUDEN
TESCA M. D'AZEGLIO
DANIELE JALLÀ
ALBERTO DRAGONE
PAOLO MONTALENTI
NEGRO
GIORGIO GOMEL
SIGNIFICATO DELLO ZIBALDONE
Il giornale studentesco verifica la validità e vitalità dei contenuti culturali
e delle esperienze politico-sindacali che si dibattono e si realizzano nell'ambito
di un'associazione studentesca. Il giornale studentesco costituisce uno strumento
fondamentale di educazione della coscienza democratica e di testimonianza delle
esigenze e degli interessi generali del movimento studentesco.
Il giornale risulta così l'espressione delle istanze innovatrici e del lavoro
sindacale delle Associazioni Studentesche (critica delle strutture scolastiche e dei
metodi didattici, elaborazione di documenti sulle singole questioni particolari e
generali interessanti gli studenti, rivendicazione di mutamenti sostanziali ed orga
nici nel sistema scolastico vigente, indicazioni di soluzioni alternative e rifor
matrici, sostenimento e raggiungimento degli obiettivi immediati).
Il giornale studentesco assume la funzione specifica e positiva sopra accen
nata solamente nella misura in cui realizza un esperimento democratico, esprime
cioè gli orientamenti della maggioranza degli studenti; un giornale invece che ab
dichi al suo compito originale ed essenziale fino ad essere monopolizzato da una
minoranza di studenti o, peggio ancora, condizionato dal benevolo paternalismo
dei Presidi, è da rifiutarsi a priori; di qui la necessità di un giornale che avvici
ni il complesso degli studenti dell'Istituto ai dirigenti dell'associazione e garan
tisca il dibattito democratico delle opinioni.
Il giornale studentesco è quindi lo strumento attraverso il quale i program
mi e i contenuti dell'associazione si esplicano e si diffondono; un giornale che al
lieti gli studenti con umorismo goliardico e tormenti le coscienze con elucubra
zioni intellettualistiche, rinuncia alla sua funzione originale di giornale studen
tesco, rappresentanza e testimonianza delle istanze degli studenti.
Questa fisionomia caratteristica risulta tanto più evidente dall'ossatura,sep
pure modesta, dello Zibaldone attuale, poiché noi ci auto-finanziamo: un gior
nale che esprime un impegno di protesta e di battaglia, inserito nelle agitazioni
recenti, rivendica la libertà di opinione e di discussione sui problemi scolastici,
afferma l'importanza del sindacalismo studentesco e denuncia l'assurdità e l'inuti
lità di costrizioni e repressioni.
Un giornale quindi che reagisce all'autoritarismo della burocrazia scolasti
ca e al qualunquismo diffuso fra alcuni settori studenteschi, che concorre alla bat
taglia politica degli studenti per una riforma scolastica radicale.
Un giornale che reagisce all’offensiva della destra all'interno del circolo
d'Azeglio, che riafferma i valori della democrazia e della libertà soffocati da u
na struttura scolastica antiquata, che denuncia ancora una volta i metodi repressi
vi delle Autorità e propugna una soluzione democratica dei problemi scolasti
ci.
Redazione
2
CONSIDERAZIONI SULLA SITUAZIONE AL D'AZEGLIO
All'inizio di quest'anno scolastico si è ripresentato al D'Azeglio il pro
blema dell'associazione scolastica, che l'anno scorso era stata costretta allo scio
glimento ed alla uscita dall'ambito dell'Istituto per le pressioni, le coercizioni,le
limitazioni che ci venivano imposte.
Il Circolo d'Azeglio si vide dunque costretto a svolgere un programma di
azione esterno all'Istituto.
Esso pubblicò uno Zibaldone ciclostilato i cui redattori furono colpiti
con il 7 in condotta; organizzò la partecipazione allo sciopero generale degli stu
denti torinesi del 9 febbraio. In seguito continuò a svolgere la sua attività a livel
lo cittadino.
Quest'anno il problema si è riproposto in tutta la sua gravità.
Nelle prime settimane dell'anno scolastico si indisse un'assemblea di ba
se, a cui erano invitati tutti i dazeglini. Spieghiamo brevemente il termine "As
semblea di base". Essa è concepita come "massimo organo deliberativo di
una associazione, formato da TUTTI gli studenti di un Istituto"
In questa prima riunione si chiarì appunto il significato suesposto di as
semblea di base, ponendo in rilievo la sua maggiore rappresentatività, democrati
cità e forza nei confronti dell'antica struttura a rappresentanti di classe. Questi
ultimi infatti venivano eletti in base a simpatie personali, sotto l'egida del pro
fessore, non per le loro reali capacità, non in base ad un preciso programma di po
litica scolastica.
Ci si trovava perciò molto spesso di fronte a persone del tutto imprepara
te ad un impegno politico (in senso lato, beninteso!) qual è la partecipazione
alla vita di un organismo studentesco, di fronte a persone per nulla conscie del
loro importante compito. Non conscie cioè del loro dovere di rappresentare real
mente gli studenti, di difenderne i diritti, di sostenere le loro esigenze, di porta
re avanti le loro rivendicazioni di fronte all'autorità scolastica, di provvedere ad
una capillare intensa sensibilizzazione a questi problemi. Per questi motivi le
persone che partecipano ad una assemblea di base sono sempre più preparate, più
sensibili ai problemi scolastici, più capace di svolgere un'azione efficace nel qua
dro della lotta del Movimento Studentesco.
Ma quale dev'essere dunque il programma dell'Associazione Studente
sca ?
Anche questo si mise ben in chiaro in quella prima assemblea.
L'azione prioritaria di un organismo studentesco deve essere una attività
sindacale, termine con cui si intende:
a) discussione critica delle attuali strutture scolastiche, in generale e in partico
lare;
b) proposta di soluzioni alternative;
3
c) rivendicazione dei diritti e delle esigenze degli studenti, che attualmente non
vengono neppure presi in considerazione.
Questo perché noi riaffermiamo ancora una volta il diritto di poter par
tecipare attivamente alla vita scolastica, di portare il nostro contributo alla rifor
ma della scuola. Riforma per la quale noi dobbiamo batterci in due sensi. All'ester
no, promuovendo discussioni e dibattiti, prendendo contatti con i parlamentari, e
seminando le proposte di legge tramite l'istituzione di commissioni di studio (v. pro
posta di legge Codignola e tesi UDESM nei documenti), facendo sentire la nostra
voce alla burocrazia scolastica tutta dal Provveditore al Ministro. All'interno, bat
tendoci per l'attuazione di parziali cambiamenti, per una graduale evoluzione del
le attuali strutture, possibilissime nell'ambito delle leggi ora vigenti ed utili per
preparare le basi effettive in visione di una futura riforma, stabilita con una leg
ge. Questo noi dobbiamo far capire all'autorità scolastica: che le riforme non
solo si impongono dall'alto, ma possono e devono anche essere condizionate dal
basso, che non possiamo permetterci il lusso di adagiarci in una fatalistica inatti
vità, aspettando che i cambiamenti ci piovano da Roma.
Veniamo ora, dopo la digressione, alla seconda Assemblea di base in cui
si elaborò una proposta da presentare al Preside (v. documenti) per vedere di co
stituire un nuovo circolo che non fosse soltanto di "onesto svago", qual era quel
lo propostoci l'anno scorso.
Le nostre proposte furono integralmente rifiutate dal Preside, eccetto il
diritto di libera associazione, da lui intesa però come circolo ad iscrizione, come
un club privato rappresentativo dei soli iscritti e non di tutti gli studenti.
Dopo un tale rifiuto stigmatizzato anche con un volantino distribuito I'8.
IX, si riunì nuovamente l'assemblea di base in cui non si potè far altro che rinun
ciare a rientrare nell'ambito dell'Istituto a condizioni non solo inaccettabili, ma
addirittura umilianti e continuare di conseguenza l'attività esterna.
A questo punto si inserisce il deprecabile episodio del 10.IX. Un grup
po di studenti di estrema destra ci venne a proporre un circolo "ricreativo cultura
le assistenziale", concepito come club ed avente come fine preminente il sosteni
mento dell'Europa Unita secondo le idee del "Fronte Nazionalista Europeo" che,
per la sua chiara impronta reazionaria e fascista, fu smentito da un volantino del
Movimento Federalista Europeo.
Tale proposta venne duramente bocciata dagli studenti che parteciparono
a tale Assemblea.
Ed eccoci ora giunti al problema della cassa scolastica, che ha suscitato
reazioni diverse.
In un colloquio avuto con il Preside il 13.IX., accennai al problema del
controllo da parte degli studenti sulla cassa scolastica.
4
Il Preside allora, invitò il sottoscritto ed in seguito anche Bussolino del
la II^C a partecipare alla riunione del 16.IX. In che veste? In veste di rappre
sentante degli studenti, ci è stato detto. lo mi domando come si possano chiama
re rappresentanti di 1000 studenti 2 persone scelte a caso dal Preside e non elette
dalla base. Ciò porta alla logica conseguenza che non si può accettare il control
lo, se così lo si può chiamare, sulla cassa scolastica e non l'assemblea di base, a
perta a tutti gli studenti dell'Istituto, che, proprio in quanto massimo organo de
liberativo, ha anche il compito di eleggere i suoi rappresentanti. L'equivoco è
stato chiarito in una lettera al Preside approvata dall'Assemblea e pubblicata nei
documenti.
Ciononostante, noi riconosciamo l'intenzione del Preside di venire in
contro alle nostre esigenze, giudichiamo positivamente il fatto, speriamo che il
problema possa essere presto risolto.
Un ultimo fatto deve essere ricordato perché avrà tra non molto una lun
ga serie di conseguenze. E' la circolare del Preside a proposito del circolo
d'Istituto, di cui veniva illustrato lo statuto che potete vedere pubblicato nei do
cumenti. L'antidemocraticità macroscopica e l'inaccettabilità di un circolodi
tal genere sono già state evidenziate con un volantino. Ma esaminiamone ora
alcuni punti:
art. 2 "... assemblea di base aperta a tutti gli iscritti."
Si badi bene non sono gli iscritti all'Istituto ma gli iscritti al circolo, e si tor
na al discorso del club privato che si faceva prima.
art. 5 "... lo Zibaldone, pubblicato previa approvazione del Preside".
Non si accetta la commissione paritetica, studenti-professori, che funziona al
Segrè, e che esisteva nel D'Azeglio stesso pochi anni fa.
Art. 7 "... Conferenze, dibattiti con particolare riferimento all'unificazione
europea".
A prescindere da come viene intesa l'unificazione europea, sbalordisce il fatto
che non si accenni neppure ai problemi scolastici di cui invece soprattutto il
Circolo dovrebbe occuparsi.
Ecco dunque come si rivela utile, tutrice dei nostri interessi e delle no
stre esigenze una siffatta Associazione.
Avrà largo seguito ?
Ci auguriamo di no e ci impegniamo sin d'ora a tener fede al nostro impe
gno, a non tradire la fiducia dei nostri compagni.
PaoIo MontaIenti
5
AGITAZIONI E RIVENDICAZIONI
Castellamonte (Geometri), Galileo Ferraris (Scientifico), Gioberti (Classico),
Regina Margherita (Magistrale); queste le scuole che nelle ultime settimane sono
scese in sciopero per dare una risposta precisa e concreta all'autoritarismo scolasti
co. E la controrisposta dei Presidi, del Provveditore, del Ministro non è mancata:
in nome del "buon funzionamento della scuola" provvedimenti disciplinari sono sta
ti presi nei riguardi dei presunti organizzatori, cercando così di ridurre a pochi
"sobillatori e mestatori" quella che è una insoddisfazione generale della scuola.
Ma per una corretta interpretazione e valutazione di entrambi i fenomeni -scio
pero, repressione -, è necessaria un'analisi dei temi per cui gli studenti si sono bat
tuti quest'anno e i motivi della repressione.
Tali temi, comuni a tutti gli studenti torinesi, sono stati quest'anno l'accetta
zione delle Assemblee di Base con funzione sindacale, la partecipazione degli stu
denti al governo della scuola (gestione della biblioteca, della Cassa Scolastica,
ecc.).
Innanzitutto Assemblea di Base; fino all'anno scorso permaneva a Torino il ti
po di rappresentanza verticistica dei rappresentanti di classe, che a loro volta e
leggevano un Direttivo; questo portava non solo a una frattura tra dirigente e base,
facendo così del Movimento Studentesco un movimento di élite, ma portava anche
a una reale forma di non-rappresentatività. Era già per questi motivi necessaria u
na riforma della rappresentanza. Ma a questo punto si inserisce un altro problema;
quello del lavoro e della lotta sindacale.
Perchè esso sia valido e perchè i problemi sorgano realmente dagli studenti e
ne siano concretizzate le risposte era necessaria una più ampia partecipazione, era
necessario trasformare il M. S. da movimento di élite a movimento di massa, qua
le realmente è. Ma l'Ass. di Base non è soltanto questo: non è cioè solo un nuovo
tipo di rappresentanza, ma una nuova forma di organizzazione studentesca a livel
lo di Istituto. E questa funzione fondamentale dell'Associazione di Base va sottoli
neata, perchè non si cada nel rischio di sovrapporre la vecchia mentalità alla nuo
va struttura.
In concreto l'Ass. di Base, nuovo strumento di organizzazione e di rivendica
zione all'interno della scuola, rappresenta un primo passo nella DEMOCRATICIZ
ZAZIONE della scuola e un primo aumento di POTERE STUDENTESCO.
Gli obbiettivi di rivendicazione sindacale non è stato necessario andarli a cer
care; si sono presentati da soli più evidenti che mai. Obbiettivi minimi il cui rag
giungimento non intacca certamente la struttura della scuola nella sua globalità,ma
6
che per questo non vanno tralasciati.
Se, del resto non portano direttamente alla risoluzione del problema più vasto
(la riforma strutturale della scuola) quale il valore del raggiungimento di tali ob
biettivi? A nostro parere significano in concreto AUMENTO DI POTERE STUDEN
TESCO, sempre sottolineando che essi non hanno alcun valore intrinseco e stabile,
che sono obbiettivi transitori.
Prendiamo, ad esempio, il problema del controllo sulla Cassa Scolastica. Esso
preso da solo non ha alcun valore, in quanto se non si inserisce in un più ampio pia
no di lotta che ha come obiettivo, ripeto, la RIFORMA STRUTTURALE DELLA
SCUOLA, rappresenta soltanto una razionalizzazione della scuola stessa; dando
cioè l'impressione di una partecipazione studentesca al governo della scuola, ne
lascia intatto l'autoritarismo e il sistema oppressivo.
In altre parole, tenendo presente l'obbiettivo di fondo, la RIFORMA dellascuo
la, gli obiettivi minimi vanno valutati a seconda della loro reale incidenza sul si
stema scolastico tutto.
Se l'azione del M.S. torinese viene vista in questo senso appaiono evidenti i
motivi della repressione di ogni discorso, di ogni rivendicazione di tipo sindacale:
Presidi, Provveditori, Ministro mostrano di non aver alcun interesse a cambiare la
scuola, a renderla realmente DEMOCRATICA, realmente FORMATIVA. Loro e le
forze più grettamente conservatrici non desiderano affatto che la scuola operi in
senso propulsivo nella società, e ce lo mostrano proponendoci "Circoli ricreativo -
culturali" limitando la nostra partecipazione alla vita scolastica a partecipazione
puramente PASSIVA.
Ma in questo momento in cui, in varie forme e tempi, quasi tutte le scuole di
Torino, gli Universitari e gli studenti di altre città, hanno saputo dare una risposta
all'autoritarismo scolastico si inserisce il problema della NOSTRA risposta: risposta
molto precisa, molto netta; risposta che per ora non abbiamo saputo fornire, dando
così spazio a quelle forze conservatrici e reazionarie contro cui dobbiamo porci se
realmente vogliamo operare un cambiamento nell'attuale struttura scolastica.
Daniele Jallà
7
UN ATTIMO DI RESPIRO:
GIOVANI E SOCIETÀ
L'inserimento dei giovani nella società (come compartecipazione ad uguali di
ritti e doveri) in molti casi non avviene, o avviene nella misura in cui ciò è possi
bile rifiutando i principi correnti e l'ortodossia comune. Di qui le varie forme diri
bellione del giovane che viene a contatto con la società, con una cattedratica con
gregazione d'individui che ridono sarcastici quando chi non ha perlomeno 3 decen
ni di errori, cioè d’esperienza sulle spalle, esprime il suo parere. Ma no, in fon
do, mi dico, i giovani si trovano dovunque oggi, basta vedere i negozi, i giornali,
le trasmissioni, i film, del regime, e in buona parte sono convinti di essere i pro
tagonisti dei nostri giorni; colpisce perciò, tanto più, notare la perfezione dell'at
tuale Sistema che con le sue formidabili capacità eclettiche riesce ad asservire ai
propri fini ogni tendenza che nasca all'interno di esso. "COMPRA COMPRA, VEN
DI VENDI", POSIZIONE SOLDI - SOLDI POSIZIONE, i motti della vita d'oggi
imperano dovunque: già una tendenza come la FLOWER POWER, radicalmente spi
rituale e di sani principi, è diventata moda e, detto tra noi, confessiamolo,noi gio
vani viaggiamo sull'onda della moda, libri indumenti dischi, non facciamo più ciò
che ci detta la nostra personalità, ma siamo deviazionati da ciò che nel Santa Sanc
torum del Dio Commercio si decide. Non si sfugge a questa gabbia dorata in nes
sun caso; c'è da pensare che se un movimento spirituale come il cristianesimo fosse
nato ai giorni nostri subito sarebbe stato fagocitato dalla Grande Macchina eavrem
mo avuto tuniche alla Cristo, barbe Gesù, i nostri più engagée cantanti avrebbero
inciso dischi come "Ama il tuo prossimo come te stesso" e "Va, vendi tutto e se
guimi" e, così via di questo passo, il nostro povero Cristo invece che in croce sa
rebbe finito al Piper. Ma la fame del Commercio non si esaurisce al solo campo spi
rituale, ma ci abbraccia tutto intorno, fino alla politica.
lo sono convintissimo che se un fenomeno storico come il Fascismo fosse nato
oggi non avrebbe avuto i disastrosi effetti del passato ma, anzi avrebbe reso floride
le fabbriche di camicie nere e manganelli (magari in plastica dura) o le case di olii
purganti non sarebbero in declino come oggi avviene, e il nostro alto duce invece
che condottiero, sarebbe diventato un grande capitalista plutocrate. Evidentemen
te questi due esempi sono paradossi perchè i fenomeni citati appartengono al passato:
ma oggi il processo è identico e noi non ce ne accorgiamo. Questo è il vero e,pos
siamo dirlo, spaventoso aspetto della realtà, anche chi più apertamente, anzi par
ticolarmente quello che si professa ultraanticonformista è mangiato dal sistema sen
za che se n'avveda, dando egli stesso luogo alla continuazione della routine.
8
lo credo ci sia ancora qualcuno che s'illude che noi diventeremo UOMINI:
personalmente io mi aspetto che continueremo ad essere ruotine del meccanismo che,
immane, ci domina. La nostra è una età della Materia, tecnicamente intesa
e quelli che propongono ad essa una svolta religiosamente spirituale purtroppo sono
degli anacronistici illusi.
Non esiste via di scampo ad una opposizione condotta in modo sbagliato, alla
rivolta sterile della chitarra e dei capelli lunghi, ai fin troppo noti miti del passato
ineluttabilmente concluso. L'inserimento dei giovani nella nostra società avviene
in questa misura. Sembrerà un altro paradosso, ma so che proprio in quest'età in
cui sembra non si faccia che parlare dei giovani, dei problemi dei giovani siamo
il più lontani da una concezione di interessamento UMANO, non IPOCRITA, del
ragazzo. Le nostre menti sono condizionate già ad un punto tale che se tutto con
tinuerà così, i nostri figli saranno degli imbecilli con gli occhi fissi nel vuoto e
passeranno la vita tra la televisione e la radio uscendo entrando vivendo nei ne
gozi. Guardiamo in faccia la realtà una volta per tutte: non esiste più FlowerPower,
Natale, Pasqua, la ribellione, il BEAT, ma solo delle "occasioni di far denaro"che
vanno sfruttate fino in fondo.
Esiste una via d'uscita, l'unica possibile: una sistematica, inflessibile riforma
dall'interno del Sistema, una purificazione inevitabile cui sottoporre radicalmente
tutto ciò che ci circonda.
Ciò vale però per quei pochi che ancora non sono stati condizionati.
Gli altri se ne freghino, tanto ormai.
Renato Pescetti
9
DIALOGO
È ormai una verità obbiettiva e ammessa da tutti che nel nostro istituto il dia
logo sui temi della riforma della scuola è quanto mai difficile se non impossibile a
causa del gran numero di ostacoli frapposti dalle proposte rifiutate, dalle polemi
che fra circolo esterno ed interno, dalle manifestazioni di protesta indette da al
tri istituti ma obbiettivi simili ai nostri, dalle sanzioni disciplinari prospettate. Tut
to ciò non significa certo dialogare: le rare occasioni d'incontro si trasformano co
sì subito in urti frontali in cui le parti espongono più o meno violentemente il pro
prio punto di vista per concludere, prima o poi, che qualsiasi accordo è impossibi
le, poiché una delle parti dovrebbe rinnegare totalmente il proprio discorso ed af
fermare quello opposto per risolvere la divergenza. D'altronde chi ha dimestichez
za con questi problemi da qualche tempo può notare che il discorso dei Capi d'Isti
tuto non ha subito mutamenti sostanziali da molti anni a questa parte.Dall'altra par
te il discorso svolto dagli studenti si è andato evolvendo verso forme più coscienti,
si è sentita una maggiore necessità di chiarezza, gli orizzonti d'azione si sono note
volmente ampliati: di conseguenza sempre più largo è il divario fra il discorso del
leautorità scolastiche e quello degli studenti.
La mancanza di dialogo non solo ha aggravato questa scissione, ma anche ha
esacerbato gli atteggiamenti ed avvelenato l'ambiente del nostro istituto, rendendo
pressoché impossibile una discussione veramente serena e priva di pregiudizi.
Si è così perso di vista il problema centrale della scuola sul quale avrebbero
dovuto convergere gli sforzi di comprensione, di ricerca, di discussione di tutti:un
numero di studenti enorme, socialmente e culturalmente assai differenziati, deve
essere assimilato nelle attuali strutture della scuola che sono inadeguate al loro com
pito. La soluzione di questo problema non dipende solo dalla solita desiderata leg
ge, dai soliti intoccabili programmi ministeriali che debbono venire da Roma. Di
pende anche dalla creazione di un nuovo clima di collaborazione, di DIALOGO
fra cattedre e banchi, ufficio di presidenza e aule.
Per dialogo s'intende uno scambio ed un confronto di esperienze che deve pro
durre un frutto, qualcosa di nuovo. Applicato ad una questione pratica, come sa
rebbe per esempio la realizzazione di una delle proposte che illustrerò più avanti,
tale frutto del dialogo sarebbe una soluzione di compromesso raggiunta fra due posi
zioni diverse con parziali rinunce da entrambe le parti e si rivelerebbe anche uti
lissimo ai fini dell'insegnamento, nel senso più ampio del termine, perché consenti
rebbe una vera e propria rielaborazione fruttuosa nella mente dei dialoganti.
Noi dobbiamo venire a scuola per imparare. E' vero. Ma che cosa? Dobbiamo
10
imparare in che mondo viviamo: conoscere perché la realtà culturale e sociale del
nostro tempo è quella che è e formarci un metodo per metterci in rapporto con es
sa. E ciò si realizza sia studiando le materie umanistiche e scientifiche in senso
stretto sia acquistando una conoscenza pratica dei problemi della vita associata e
rendendosi conto da vicino del funzionamento di istituzioni come la scuola.
Fin qui il discorso potrebbe rientrare nel pacifico schema di una libertà di di
scussione fine a se stessa e accademica, ma un'ovvia considerazione si impone: a
che serve discutere se poi nulla degli eventuali risultati di questa discussione può
essere realizzato, a causa della mancanza di un organismo rappresentativo ?
Tempo ed energia non devono essere spesi in vuote esibizioni di dialettica ma
indirizzate ad una proficua attività di formazione civica e di educazione alla re
sponsabilità sociale, attualmente così poco sentita dalla grande massa. Anche la
legge quando stabilisce che un minorenne non sia responsabile dei propri atti, in
dividua nell'auto-responsabilità le caratteristiche essenziali dell'uomo adulto e ma
turo: la scuola è certamente l'ambito più indicato per aiutare giovani a diventare
persone responsabili nel modo forse più efficace, conferendo cioè loro una respon
sabilità e facendola esercitare. Questo è il significato più profondo di ogni espe
rienza associativa nell'interno della scuola che non voglia confinarsi in programmi
di puro svago, che d'altronde sono offerti a profusione da una vastissima serie di
società culturali e sportive, o in rivendicazioni astratte, offerte anch'esse a profu
sione da non poche organizzazioni parapolitiche, Il minimo che si può dire è che
vale la pena tentare: ma che sia un esperimento reale fattivo e coraggioso, circon
dato dall'attenzione che si dedica ad una novità, non dalle mille cautele circo
spette che si dedicano agli esplosivi!
A questo proposito, della massima importanza per ristabilire un dialogo è l'e
sperimento attualmente in corso della partecipazione di alcuni studenti alle riunio
ni amministrative della cassa scolastica. E' indubbiamente un fatto altamente po
sitivo, ma saremmo portati ad affermarlo con più entusiasmo se la nomina di questi
rappresentanti degli studenti non discendesse unicamente dall'alto e fosse invece
frutto di un'elezione degli studenti stessi attraverso opportuni organismi, d'accordo
con l'autorità scolastica. Constatato questo difetto, è compito di tutti gli studenti
del D'Azeglio collaborare a fare di questo brillante risultato il punto di partenza
per ulteriori occasioni di una loro partecipazione all'amministrazione e alle attivi
tà della scuola. Le possibilità non mancano: discussione dei metodi didattici, dirit
to di voto nel consiglio dei professori sui regolamenti e sulle sanzioni disciplinari,
collaborazione nella gestione della biblioteca scolastica. Condizione ineliminabi
le per un'effettiva utilità di queste proposte rimane sempre la presenza di un'orga
nismo che ne garantisca la rappresentatività, che sia in grado di dare ad esse la mas
11
sima diffusione possibile.
Tutte le realizzazioni descritte finora hanno un valore strumentale rispetto al
proposito centrale dell'azione del Movimento Studentesco Medio nella nostra e in
altre città che è la riforma della scuola. In altre parole: l'attuazione di questi ob
biettivi parziali e concreti, "minimali" insomma, serve soprattutto a creare nella
scuola le condizioni d'ambiente indispensabili all'affermazione della totale riforma
della scuola media superiore da noi propugnata come obbiettivo di massima. Biso
gna creare un nuovo modo di pensare per cambiare sul serio la nostra scuola ed è
questo il compito dei circoli rappresentativi che in essa s'inseriscono come nuclei
innovatori e centri d'elaborazione e di sostenimento di queste idee. Senza questo
nuovo clima, qualsiasi novità, qualsiasi riforma è destinata a cadere nel vuoto e
nell'incomprensione e quindi a provocare più danni che benefici.
Sergio Scamuzzi
12
ESPERIENZE E PROSPETTIVE DEL CONVEGNO
La parentesi introduttiva intende giustificare il titolo impegnativo e definire
l'impostazione generale dell'articolo: la rinuncia cioè al solito discorso informativo
sul meccanismo del Convegno - gli studenti del D'Azeglio d'altronde dovrebbero or
mai conoscere la sua fisionomia organizzativa e culturale -, il tentativo di suggeri
re una valutazione complessiva delle esperienze passate e delle prospettive future
del Convegno e il proposito di suscitare una discussione approfondita sul significato
metodologico e formativo dell'esperimento.
a) - Esperienze del Convegno
Le ultime edizioni del Convegno Storico hanno dimostrato la maturità di svilup
poe di coscienza acquistata dall'esperimento attivistico. La ramificazione e il con
solidamento dell'iniziativa nel mondo studentesco torinese fino ad unarisonanza cit
tadina, la dinamica di reazioni positive e negative, di fermenti culturali e discus
sioni didattiche hanno testimoniato della validità e dell'utilità del Convegno, e del
carattere innovatore e, direi pure, rivoluzionario dell'esperimento all'interno del
la vita scolastica tradizionale. I principi ispiratori del metodo attivo, lo spirito cri
tico, l'interesse individuale, il dialogo scientifico, si sono realizzati nella pratica
della discussione collettiva del Convegno. Il valore metodologico (metodo dinami
co applicato ad una critica storica nella quale si intreccino e si integrino l'aspetto
filologico-oggettivo e l'aspetto ideologico-soggettivo) e formativo (metodo imper
niato sul libero dibattito delle opinioni e quindi ispirato ad una concezione dialet
tica e democratica della cultura) dell'esperimento si è affermato attraverso i positi
vi risultati degli ultimi Convegni.
b) - Società Studentesca di Storia
Le esperienze culturali e gli svolgimenti organizzativi del Convegno si sono
concretati e consolidati con la fondazione della Società Studentesca di Storia.
Risultati positivi ha conseguito l'associazione durante il 1967: l'organizzazione
e la ramificazione, seppure ancora embrionale, nei maggiori istituti torinesi, i di
battiti intorno a problemi di respiro storico o di attualità politica, realizzati come
svolgimenti e approfondimenti culturali della discussione del Convegno (es. l'incon
tro con il Prof. Valiani sulle direttive politiche dell'età giolittiana, l'incontro con
il Prof. Abrate sull'economia italiana del primo '900, l'incontro con il Prof. Bar
goni sulle prospettive della comunità europea, l'incontro con il Prof. Pieri sull'im
13
postazione della tematica della guerra 1915-1918) e, al di sopra delle altre inizia
tive per importanza, maturità e conseguenze, la ricerca bibliografica sulle questio
ni eminenti della prima guerra mondiale e il contributo essenziale all'elaborazione
dell'opuscolo delI'VIII Convegno, realizzazioni che d'altronde sono sottolineate
nelle pagine dell'opuscolo per l'indiscutibile originalità culturale e importanza di
dattica dell'esperimento.
Programmi ambiziosi e impegnativi attendono ora la Società: la discussione tra
dizionale del Convegno si continuerà e si approfondirà attraverso iniziative cultura
li improntate al metodo del dibattito critico e concepite come esperienze formative
e dialettiche.
c) - Prospettive del Convegno e della Società
La Società Studentesca di Storia dovrebbe operare secondo una duplice pro
spettiva:
1 .- l'affinamento della sensibilità storica nel contesto di una conoscenza più obiet
tiva e generale della realtà contemporanea e di una più approfondita e medita
ta consapevolezza e maturità di interessi e di giudizi.
2 .- la diffusione dei principi e della pratica del metodo attivo nel contesto di una
riforma organica e sostanziale del sistema scolastico italiano.
Tali prospettive, secondo la mia soggettiva valutazione, dovrebbero essere
gli sviluppi naturali e conseguenti dell' esperimento del Convegno.
Giorgio Gomel
14
CRONACA
Venerdì 10 novembre si è svolta nell'Aula Magna del nostro Liceo, l'assemblea
degli studenti, convocati da un manifestino distribuito al mattino stesso davanti al
la scuola. In questo volantino si invitavano gli studenti del D'Azeglio a interveni
re perché "Presa diretta conoscenza" di quel che si offriva loro fosse loro possibile
"decidere se partecipare o meno alle attività del Circolo". Si diceva che non si vo
leva un'approvazione incondizionata ma che si giudicasse "serenamente" in base a
ciò che si proponeva di fare nell'ambito del Circolo. Quest'Assemblea di base ave
va in programma:
a). la presentazione dello statuto del Circolo studentesco M. D'Azeglio;
b). l'elezione del presidente del Circolo;
c). l'assegnazione delle cariche direttive.
L'assemblea a cui partecipava un centinaio di studenti, si è chiusa con un nul
la di fatto. Presiedeva la riunione il Preside . Al tavolo della pre
sidenza erano i promotori del nuovo Circolo, in gran parte "aderenti a movimenti
giovanili di estrema destra" (Gazzetta del Popolo).
Presentiamo qui una relazione di questa assemblea
Il Preside prende subito la parola: - Ci deve essere un solo Circolo,un
unico giornale -, dice - Il Preside non vuole e non può permettere che 10/15 per
sone dicano: "Noi siamogli unici rappresentanti degli studenti del D'Azeglio". -
Passa poi a parlare delle modalità dell'iscrizione al nuovo Circolo: - Ci vuole un
atto che sottolinei, che affermi la volontà degli studenti di appartenere a un Circo
lo. Ciò non porterà nessun vantaggio a chi si iscrive e nessun svantaggio a chi non
si iscrive. Ci deve essere una libera e spontanea adesione.
Questo sempre a patto che gli studenti accettino il controllo del Preside, uno
e unico rappresentante dell'Autorità scolastica. Essi non si possono costituire in Cir
colo d'Istituto senza il mio permesso. -
Il Preside dichiara poi che per nessuna ragione abdicherà al suo irrinunciabile
diritto . - Un volantino che è arrivato l'altro ieri sulla mia scrivania diceva: "Il
Preside ha detto no al Circolo, no allo Zibaldone". Ebbene sappiate invece che
il Preside ha detto sì al Circolo e al giornale d'Istituto. Ma non potete chiedermi
che manchi al mio preciso dovere. -
Giorgio Gomel chiede la parola, Il Preside: - Non interrompetemi, non ho an
coro finito! - e poi: - lo non mi lascerò sopraffare da ragazzi dei miei veri dirit
15
ti, in nome dei loro diritti inesistenti. -
Il Preside si scusa di parlare in tono vibrante - cattedratico, che forse
vi parrà un po' burbero. - Quando ho presentato quel progetto di statuto al Consi
glio dei Professori, essi non sapevano se mettersi a ridere o adirarsi. Ma si sono in
dignati per la proposta di una commissione paritetica per il controllo sul giornale.
Ma come, mettere professori e studenti su uno stesso piano!! Come per i Consigli
di classe; come sarebbe mai possibile una seduta di scrutini trimestrale con una rap
presentanza di studenti!!! Tra l'altro non bisogna dimenticare che la gran maggio
ranza di voi ha meno di sedici anni ed è di sesso femminile. E poi gii studenti non
hanno un solo appiglio per dire "reclamiamo ciò che ci spetta". Bisognerà attende
re la nuova legislatura. -
Entra un bidello e chiede al Preside se può lasciar passare degli universi
tari che, fuori dalla porta, insistono per entrare. Sono in gran parte ex daze
glini.
Entra Andrea Brero, del Galileo Ferraris. Chiede al Preside di dire due paro
le. Questi risponde: - Non può dire due parole perché non è un allievo! - Brero
insiste. Il Preside non lo lascia parlare: - Nossignore, non le do la parola! Que
sto non è un comizio!! Lei non ha nessun diritto!!, etc. -
Entra Giuseppe La Ganga, ex Dazeglino. Neanche a lui il Preside lascia
la parola. Brero e La Ganga vengono spinti fuori. Il Preside invita chiunque non
sia dazeglino ad andarsene. Poi: - Era necessario per assicurare la perfetta regola
rità e legalità dell'assemblea. Ritornando al mio discorso: Vi concedo un Circolo
del D'Azeglio con una ricchissima gamma di attività, con preclusione però,di quei
temi di dibattito che io ritenga inopportuni. Non voglio, non posso, non devo per
mettere che la scuola diventi arena di questioni politiche, specialmente ora che
siamo in vigilia elettorale, e che l’atmosfera si farà sempre più arroventata. -
Montalenti chiede la parola. Il Preside: - Non ho ancora finito... e se gli
attivisti credono di prendermi la mano si sbagliano! Se voi non vorrete il Circolo
che io riconosco come legittimo, ne sarò molto spiacente. Ma non potete pretendere
che io sia autolesionista! Ho sempre presente quella bambinata che diede il via
al caso Zanzara a causa di un Preside irresponsabile. Interviene Gomel: - Sig. Pre
side, se il suo è un Circolo nato per soddisfare le ambizioni culturali dei dazeglini,
e accontentare le loro aspirazioni festaiole e goderecce, non ce ne importa niente!
Per questo esistono i dopolavori. L'esperienza dei Circoli deve essere un'esperien
za democratica,non repressiva come è ora. - Il Preside: - Rispondo all'alunno Go
mel. Da vari anni i problemi studenteschi vengono dibattuti. - Gomel: Non dagli
studenti! - Preside: - Dalla fine della guerra l'Italia è in continuo fermento
16
per la riforma della scuola. Altri più preparati e qualificati di voi ne hanno discus
so.
Gomel: - Sig. Preside, sappiamo benissimo che la mentalità professionale è di
versa da quella studentesca. E' necessario che gli studenti capiscano che la riforma
della scuola è indispensabile. E l'esperienza democratica del Circolo è una espe
rienza da sollecitare e coltivare. Se la gran massa degli studenti è costituita da
qualunquisti, la ragione è nell'attuale ordinamento repressivo. Conosciamo l'inse
gnamento autoritario e la struttura scolastica imposta dall'alto. E vogliamo condur
re un discorso intelligente. Se facciamo sciopero non è per divertirci o per saltare
un giorno di scuola, ma è perché vogliamo proporre la nostra alternativa! - Il
Preside: - Ecco. "Alternativa". Questa parola che vi piace tanto! Le alternative
non possono venire da voi. - Gomel inizia con tono moderato e continua in un cre
scendo di voce: - Sig. Preside , se mi permette, in tono confidenziale le dico che
Lei si sta facendo abbindolare da un manutengolo di fascisti! - (applausi prolun
gati).
I fascisti scendono dal tavolo della presidenza. Sembra che ci siano degli scon
tri. Il Preside richiama all'ordine. L'assemblea scandisce ritmicamente: - Fa-sci-sti!
Fa-sci-sti! -
Il Preside:-Tutta questa assemblea manca gravemente di rispetto al Preside.Sta
te dimostrando un'assoluta immaturità civile. -
Interviene Montalenti, rivolto ai fondatori del nuovo Circolo: - lnsomma,dite chia
ramente a questa assemblea quali sono i vostri fini. Diteci che cosa volete! -
Inizia la lettura dello Statuto:
"Il Circolo è una associazione apartitica (!!) con fini ricreativi, assistenziali e
culturali. (Da notare l'analogia con gli scopi del Circolo proposto l'anno scorso dal
Preside ed al quale avevano aderito 4 persone, e che i capi del nuovo Circolo pre
tendono di tendere ai nostri stessi obiettivi).
Prosegue la lettura del progetto di Statuto in cui si parla delle varie formalità,
come l'elezione del Direttivo e del presidente di questo.
Improvvisamente arrivano due poliziotti. L'assemblea si agita. Qualcuno grida:
-Questi sono studenti del D'Azeglio? - Il Preside dice di non averli chiamati. Do
po aver parlato con lui i poliziotti escono accompagnati dagli applausi dell'assem
blea.
Alcune mani alzate per chiedere la parola. Il Preside dichiara: - La discussio
ne è chiusa.
Si riprende a leggere lo statuto del Circolo interno.
17
"Art. 5). Organo ufficiale del circolo è lo Zibaldone che viene pubblicato sotto
la responsabilità e previa l'approvazione del Preside".
Terminata la lettura di tutti gli articoli dello Statuto, il Preside afferma: - Co
me vedete, avete un arco amplissimo di attività ed in ogni caso in questo Istituto
farete il Circolo che io ammetto! -
Confusione nell'assemblea. Entrano indisturbati alcuni exdazeglini. Il Preside
"ricorda di aver pazientato fin troppo" (Stampa). La seduta è tolta.
Lasciamo trarre le conclusioni agli studenti.
IL MESSAGGIO DEI GIGANTI
Molti hanno cercato il segreto della vita; molti non hanno trovato la soluzio
ne del loro assurdo vivere, grandi esempi in campo letterario possono essere Leopar
di e Pavese. Ma se questi scelsero una forma statica per la propria inquietudine di
vita, non così fu per Pirandello.
Pirandello sentì il bisogno di coinvolgere il pubblico nei suoi problemi, nei pro
blemi dei suoi personaggi.Questa necessità si presenta sempre più forte dai SEI PER
SONAGGI IN CERCA D'AUTORE ai GIGANTI DELLA MONTAGNA; ed èinte
ressante rilevare l'evoluzione della tecnica narrativa pirandelliana, in questo sue
opere, portata a colpire sempre più da vicino il pubblico.
L'ultimo messaggio di Pirandello replica ancora una volta, quasi ossessionante,
il tema dell'incomunicabilità, ma davanti ad esso si pone apertamente un problema
forse più generale: l'indifferenza degli uomini di fronte alla Poesia. Il problema e
sistenziale si pone come una scelta fra una "funzione di vita" (o vita di funzione) e
una "vita reale" (realistica). Da una parte la decisione del mago Cotrone e dei
suoi compagni di aggirare l'ostacolo dell'incomprensione, creandosi una realtà mol
teplice, passibile ad ogni momento di modifiche, quali che siano. Dall'altra la real
18
tà di Ilse e degli attori, l'identificazione della vita con la Poesia, che costringe a
portare fino all'ultimo di fronte all'indifferenza del pubblico un personaggio poeti
co. La coscienza di Pirandello sembra accettare la soluzione realistica, la soluzio
ne razionale, che porta ad essere "quelli che gli altri ci credono". La scelta piran
delliana, sottolineata anche dal coraggio del sacrificio di Ilse, crea un individua
lismo tutto particolare, che perde, forse, le caratteristiche che dovrebbe avere co
me tale, un individualismo modellato e plasmato dagli altri.
La situazione dell'autore che ripropone se stesso al pubblico nel tentativo di
farsi capire è confermata nei Giganti della montagna come nella gran parte dei
drammi di Pirandello, dove la condizione dell'uomo di fronte agli altri uomini è
contenuta in un ambito sociale, in schemi teatrali che si possono definire tradizio
nali.
Il problema dell'incomprensione generale per la poesia è universalmente rico
nosciuto come valido, forse può essere considerato trascurabile, ma forse noi, che
"comprendiamo", dobbiamo, singolarmente, cercare di aprire il nostro mondo poeti
co agli altri. Ci si può rinchiudere egoisticamente nel proprio mondo di amanti del
la poesia e sentirsi staccati e superiori rispetto a coloro che non sono come noi. Si
creerebbe allora, però, un problema sociale, perché molti non comprendono e non
amano perché non conoscono e non conoscono perché non possono conoscere.
Questo potrebbe impedire la nostra chiusura rispetto agli altri, ma potrebbe an
che risolverci ad essa, per attendere con tranquilla fiducia l'evolversi dei tempi, fi
no a che tutti potranno chiudersi in un mondo. Mentre Pirandello suggerisce la sua
particolare soluzione per il problema più intimo, per questo, più generale, egli si
limita ad una aperta accusa, volta a far sì che coloro che "comprendono" ne cerchi
no la soluzione.
Noi che abbiamo capito ed amato, noi che siamo stati colpiti nel nostro egoi
stico amore, cerchiamo ora un'evoluzione della nostra sensibilità particolare, cer
chiamo cioè che non sia soggettivamente sterile il nostro amore per la poesia.
Collegialmente scritto
STELLA PEYRONEL & D. ASTROLOGO
19
GALLERIA DI ANTENATI
E' interessante osservare come le nostre "inquietudini" le nostre rivendicazioni
e i difetti della scuola non siano nuovi: ne ho trovato la lampante conferma in un
brano di GOETHE, che si adatta perfettamente alla nostra situazione. Lo riporto
perché tutti meditino le parole del grande romantico tedesco e si immedesimi
no nello spirito che ci anima.
Renato Pescetti
GOETHE
-FAUST (II°) -
atto II°
(Studente che si rivolge a Mefistofele paludato da dotto)
Trovo ogni uscio spalancato
Bene! Infine sperare è dato
che non più qui voglia adesso
l'uomo vivo consumarsi
come un morto e putrefarsi
col morir nel viver stesso.
Qui le volte, qui le mura
stan crollando addirittura...
E se presto non fuggiamo
arrischiamo
ci raggiunga, con fracasso
lo sconquassato rovinio.
Arditissimo sono io:
ma nessuno più avanzare
di un sol passo
mi saprebbe adesso fare.
Oh! Che debbo apprender ora
Non fu qui ch'io venni allora,
impacciato mogio trepido
come autentica matricola,
affidandomi da grullo
al proprio nullo sapere
di barbuti sapientoni
per sentirmi edificato
20
disgraziato
da quei vuoti chiacchieroni?
Dai decrepiti libracci
mi mentiron senza impacci
tutto quello che sapevano
Neppure loro ci credevano!
A se stessi, e a me la vita
per tal modo hanno carpita
con l'ignobile sapere.
Ma la vedo adesso bella!
Mi avvicino e caso strano!
lui rivedo a seder là
Mi pareva un gran cervello
quando ancor non lo capivo...
Nel vecchio luogo
noi qui ci ritroviamo
Ma riflettete al corso
degli evoluti tempi. E risparmiatevi
parole a doppio senso
oggi ben altrimenti
badiamo a ciò che voglion propinarci.
Infinocchiaste allora
l'imberbe credulone:
e vi potè senz'arte riuscire
ciò che nessuno oggi
potrebbe tentare.
W. GOETHE
-DOCUMENTI-
ESAME DELLE ATTUALI STRUTTURE SCOLASTICHE
I
.- Noi ci proponiamo di realizzare un tipo di scuola che risponda a due fini:
1) fornire forze nuove al mondo del lavoro secondo le sue mutevoli esigenze;
2) dare al giovane una formazione polivalente e critica.
Le deficienze dell'attuale scuola media superiore si mostrano sul piano orga
nizzativo e su quello culturale.
Dal punto di vista strutturale:
21
a) - Le strutture scolastiche sono basate sulla divisione tra vari ordini di istituti,gli
uni (licei classici e scientifici) destinati a una preparazione generale all'inse
gnamento specializzato che si impartisce all'Università, gli altri (istituti tec
nici e magistrali) destinati a una rapida qualificazione strettamente professiona
le.
Si tratta di una distinzione di tipo classista, basata sul censo e perciò antide
mocratica.
Infatti soltanto i ceti economicamente privilegiati sono di fatto in grado di ac
cedere ai licei, e quindi ai corsi universitari. Ancora più evidente è il condi
zionamento del sistema economico su tutti quegli istituti professionali o azien
dali che si raggruppano sotto la denominazione generale di "sottoscolarità"; es
si sono finanziati e gestiti in diversa misura dal potere economico e non vanno
oltre la semplice istruzione professionale, rinunciando a qualsiasi, sia purvel
leitaria, pretesa di formazione culturale polivalente.
b) - Lo studente è inserito in una struttura educativa predeterminata, che lo condi
ziona e non lo pone in nessun modo in grado di determinare autonomamente le
condizioni in cui avviene la sua formazione. Ciò si attua attraverso una rigi
da struttura burocratica gerarchica, in cui tutte le decisioni sono prese a livel
lo ministeriale e sono rese esecutive esclusivamente attraverso gli organi buro
cratici locali di questi poteri.
Per quanto invece riguarda la scuola privata e parificata rileviamo il caratte
re antidemocratico e anticostituzionale del finanziamento ad essa accordato dallo
Stato, poiché così è legalizzata una condizione che viola il diritto di tutti i citta
dini italiani ad avere un'istruzione aconfessionale e libera. Le scuole private inve
ce danno una formazione predeterminata e confessionale che va contro le tesi da
noi sostenute.
Dal punto di vista culturale:
a) - L'organizzazione autoritaria della scuola si riflette nei metodi didattici. Essi
infatti sono quasi universalmente fondati su un sistema nozionistico e cattedratico,
e impartiscono in generale al giovane un'informazione predeterminata e acritica,
che è proprio il contrario di quella formazione critico-metodologica che si indi
cava più sopra come fine proprio della Scuola Media Superiore. Questa arcaica con
cezione educativa si riflette ad esempio nell'impostazione degli esami di Maturità
e Abilitazione.
I programmi e la scelta delle materie di insegnamento rispondono, di volta in volta,
o a esigenze strumentali di qualificazione professionale, nel caso degli istituti pro
fessionali, oppure a un criterio educativo arcaico e accademico, che tende a fram
mentare la cultura in una serie di compartimenti stagni, e quindi a impedire una vi
22
sione unitaria, critica e storica della cultura nel caso dei licei.
Permane anzi la vecchia fobia dell'ingresso della problematica politica nella
scuola, cosa che testimonia quanto l'insegnamento attuale sia avulso dalla cultura
più viva del nostro tempo.
Queste deficienze dell'attuale Scuola Media Superiore impediscono la forma
zione polivalente del giovane: una formazione cioè che attui un'effettiva integra
zione tra i vari settori dell'insegnamento e realizzi un nuovo e moderno umanesimo,
insieme classico e scientifico, tale da consentire al giovane una libera scelta cri
tica del proprio ruolo nella società.
Il. - Obbiettivi di fondo
Ogni sforzo del nostro sindacato dovrà essere volto all'attuazione di questi o
biettivi finali che costituiscono un programma di massima.
1) Scuola dell'obbligo fino a 18 anni al fine di rendere possibile al
lo studente una maggior maturità culturale, non altrimenti perseguibile, poiché la
istruzione di primo grado tende a rendere il giovane abile soltanto ad eseguire di
sposizioni date oralmente o per iscritto, ma non a porsi criticamente di fronte agli
obbiettivi proposti e a realizzarli.
2) Scuola media superiore unica basata su una rosa di materie fondamen
tali obbligatorie ed una rosa di materie opzionali, affinché tutti i giovani, senza
distinzioni di ceto, potenzialmente in possesso degli stessi strumenti, possano for
marsi in senso integralmente umanistico.
3) Presalari per tutti gli studenti fino a 18 anni (assegni familiari,
gratuità dei trasporti, libri, mensa, etc.) che garantisca la gratuità della scuola
dell'obbligo fino a 18 anni.
4) Libero accesso per tutti i diplomati della scuola dell'ob
bligo a tutte le facoltà universitarie, per consentire a tutti eguale
possibilità di scelta secondo le proprie attitudini ed inclinazioni.
5) Massimo decentramento amministrativo e didattico degli i
stituti con la partecipazione degli organismi studenteschi alla gestione degli i
stituti stessi come unico modo di realizzare in concreto l'autogoverno.
6) Abolizione delle scuole serali e di ogni forma di sottosco
larità.
7) Riforma dei metodi didattici nel senso della trasformazione dell'attua
le rapporto cattedratico e autoritario tra professori e studenti in un rapporto eguali
tario. Perché la cosiddetta "formazione scolastica" non rimanga una vuota formula
dietro cui si cela ogni forma di paternalismo antieducativo e antidemocratico è ne
23
cessarlo che lo studente partecipi attivamente e criticamente alla sua formazione,
attraverso una educazione attiva fondata sulla libera ricerca critica individuale.
III.- Programma minimo di rivendicazioni
1) - Riconoscimento da parte degli organi governativi di una rappresentanzastu
dentesca ufficiale nelle strutture scolastiche allo scopo di ottenere maggior potere
contrattuale nei confronti dell'autorità.
2) - Allargamento della partecipazione studentesca alla gestione degli Istituti
(biblioteche, casse scolastiche, etc.). Strumento utile a questo scopo può essere u
na commissione paritetica di studenti e professori scelti democraticamente gli uni
dall'O.R. d'Istituto, gli altri dal Consiglio dei Professori locale (con il compito an
che, ad es., di esercitare la censura al giornale d'Istituto in luogo del Preside).
3) - Esposizione da parte dei Professori, all'inizio dell'anno scolastico dei pro
pri metodi di insegnamento e successiva discussione ed elaborazione con gli studen
ti (ad es. attraverso assemblee di studenti e professori di una stessa sezione).
4) - Sostituzione dei criteri pedagogici autoritari con nuove forme di parteci
pazione attiva degli studenti allo svolgimento dei programmi.
5) - Inserimento di una rappresentanza della classe nel consiglio dei Professori
di classe ad ogni scrutinio trimestrale, con potere consultivo.
E' necessario inoltre tradurre gli obiettivi generali di riforma, precedentemen
te esposti in una serie organica di richieste che siano realizzabili nella situazione
politica ed economica contingente e che pur non attuando del tutto gli obbiettivi ul
timi, costituiscano un primo passo concreto verso il loro conseguimento.Tali riven
dicazioni nella situazione attuale possono essere:
1 - L'elevamento dell'obbligo scolastico dal 14° al 16° anno di età.
2 - L'ordinamento della scuola media superiore in due indirizzi: liceale e tecnico
professionale. Si indica come soluzione più aderente alla realtà:
a) un liceo unico opzionale (biennio unico - triennio differenziato in tre indi
rizzi: classico, scientifico o moderno);
b) conseguente eliminazione dell'Istituto Magistrale e qualificazione magistra
le dopo un biennio universitario;
c) l'istituzione di un biennio comune tecnico-professionale al termine del qua
le seguirebbero o un terzo anno con carattere professionale o un triennio di
carattere tecnico nei suoi vari indirizzi;
d) la possibilità per gli iscritti all'Istituto professionale di passare alla classe
superiore dell'istituto tecnico. Si richiede anche la permeabilità fra i due bien
24
ni.
3 - Legalizzazione delle scuole serali pubbliche con orario di lavoro ridotto per gli
studenti lavoratori.
4 - Maggiori progressivi stanziamenti alla scuola per garantire l'effettivo diritto al
lo studio del cittadino. Si ribadisce l'opposizione al finanziamento della scuola
privata da parte dello Stato.
5 - Completa liberalizzazione degli accessi universitari: chi possieda il diploma di
qualunque scuola secondaria di II grado possa accedere a tutte le Facoltà.
L'accesso alle singole Facoltà sarà regolato da norme opportune.
6 - L'introduzione di nuove forme di educazione attiva e la conseguente trasforma
zione dei metodi pedagogici attuali sulla base di un rapporto virtualmente egua
litario tra professori e studenti.
7 - Graduale ampliamento dell'attività scolastica, nel senso di maggiore vita comu
nitaria per un approfondimento critico di argomenti di studio e di temi di attua
Iità.
DICHIARAZIONE DEI PRINCIPI DEL CIRCOLO STUDENTESCO
DEL LICEO MASSIMO D'AZEGLIO
1) - Tutti gli Studenti iscritti al Liceo Massimo d'Azeglio hanno il diritto di co
stituirsi in Associazione d'Istituto unitaria, libera e democratica. Tale Associazio
ne ha il diritto di libera riunione nei locali dell'Istituto.
2) - L'Associazione studentesca ha il diritto di decidere autonomamente il ca
rattere e gli obiettivi della propria attività.
Attività prioritaria e fondamentale è la critica delle strutture scolastiche, la
proposta di soluzioni alternative, e il sostenimento di tali obiettivi con gli strumen
ti ritenuti opportuni dall'Associazione.
3) - L'Associazione studentesca ha il diritto di pubblicare organi di stampa ai
fini dell'attuazione dei propri obiettivi. Lo Zibaldone è il principale di questi or
gani: esso è sottoposto al controllo di una Commissione paritetica di professori e stu
denti eletti dai rispettivi organismi collegiali.
25
4) - L'organismo deliberativo fondamentale dell'Associazione è l'Assemblea ge
nerale aperta a tutti gli studenti dell'Istituto. Essa ha la facoltà di dare vita a tutti
gli organismi consultivi ed esecutivi che riterrà di volta in volta opportuni.
LETTERA PRESENTATA DALL'ASSEMBLEA DI BASE
IN MERITO ALLA CASSA SCOLASTICA
Al Chiarissimo Sig. Preside
Prof. Luigi Previale
Vorremmo chiarire il nostro pensiero riguardo alla partecipazione di alcuni stu
denti alle riunioni della Cassa Scolastica. Riconosciamo la sua intenzione di veni
re incontro alle nostre richieste con l'invito da lei fatto a due studenti di parteci
pare alla riunione del 16.11.67. Vorremmo tuttavia farle presente che quella par
tecipazione aveva carattere soltanto personale. Per renderla realmente rappresenta
tiva bisognerebbe che i delegati secondo il concetto giuridico di rappresentanza de
mocratica, fossero eletti dal basso anziché nominati dall'alto, La pregheremmo, per
ciò di prendere in considerazione questa nostra proposta:
"Concedere agli studenti di partecipare alle riunioni della Cassa Scolastica, trami
te tre loro rappresentanti, aventi potere consultivo, e deliberativo, eletti da u
na assemblea generale aperta a tutti gl'iscritti all'Istituto. Questo non con me
schine intenzioni di controllo sull'onestà dell'operato di persone che stimiamo de
gne del loro ufficio, ma per collaborare anche noi al migliore impiego dei nostri
contributi, per sperimentare concretamente la partecipazione degli studenti alla
vita scolastica.
F.to Assemblea di base".
Risposta del Preside:
"Gli studenti devono studiare".
26
A.D.E.S.S.P.I.
ASSOCIAZIONE DI DIFESA E SVILUPPO DELLA SCUOLA PUBBLICA ITALIANA
Sezione di Torino - Palazzo Carignano
Tel. 775.508
La Sezione torinese dell'ADESSPI, a conoscenza delle gravi manifestazioni
di protesta degli studenti medi a Torino come, già da tempo, a Roma e in altre cit
tà d'Italia, desidera esprimere la sua profonda preoccupazione e segnalare all'o
pinione pubblica quanto segue:
- nelle agitazioni e manifestazioni degli studenti, alle quali viene risposto con at
teggiamenti repressivi, vede il pericolo di un aggravarsi della situazione alla qua
le non sembra che le autorità scolastiche intendano porre riparo secondo lo spiri
to democratico della Costituzione. In più di un Istituto cittadino il Preside è ri
corso a misure disciplinari contro presunti promotori delle agitazioni. Non viene
generalmente concesso il riconoscimento alle assemblee di base degli studenti nel
le scuole, non si ammette di poter raggiungere, nelle dovute forme e gradualmen
te, l'accordo su una gestione comunitaria delle casse scolastiche, su un ricono
scimento alle assemblee di base degli studenti nelle scuole, non si ammette dipo
ter raggiungere, nelle dovute forme e gradualmente, l'accordo su una gestione co
munitaria delle casse scolastiche, su un riconoscimento dello studente come lavo
ratore in formazione, su una costruttiva collaborazione fra studenti ed insegnan
ti. Alle proteste ripetute degli studenti, si suole rispondere che le autorità scola
stiche -data la carenza legislativa in materia - non possono non applicare le cir
colari ministeriali e che la sede di protesta non è la scuola, ma il Parlamento o,
più in generale, qualunque sede che abbia, in qualche misura, compiti legislati
vi. La sezione torinese dell'ADESSPI ritiene queste od altre simili risposte grave
mente evasive. Pertanto:
- la sezione torinese dell'ADESSPI, considerando il suo compito essenzialedi
difesa e sviluppo della scuola pubblica italiana, secondo la Costituzione;
- constatata la completa lacuna negli ordinamenti e nella legislazione scola
stica relativamente alla realizzazione della democrazia nella scuola con la
partecipazione concreta e decisionale di tutto il personale della scuola al
suo funzionamento e con il riconoscimento ufficiale e la reale partecipazio
ne degli organismi rappresentativi degli studenti nella vita della scuola;
- mentre lamenta la sordità delle gerarchie burocratiche alle voci che espri
mono questa esigenza esistenziale e correlativa allo sviluppo attuale della so
cietà;
- considera contrario al dettato costituzionale l'atteggiamento delle autorità
27
scolastiche (del Ministero della P.I., ai Provveditorati agli Studi,ai Presi
di), che sostituiscono il "ius condendum" con circolari intenzionalmente li
mitative e restrittive dell'esercizio delle libertà del cittadino;
- aderisce allo spirito democratico che vuole rinnovare le strutture e i conte
nuti della scuola in tutte le sue istanze,
- s'impegna a cooperare attivamente alla riforma democratica di tutta lascuo
la;
- ed auspica la più ampia collaborazione per raggiungerne l'attuale, solleci
tandone la soluzione in sede parlamentare con rapida realizzazione attraver
so esplicita ed adeguata regolamentazione.
Torino, 24.11.1967 IL PRESIDENTE
Prof. Tullio Viola
DISEGNO DI LEGGE, proposta
dall’on. le CODIGNOLA (P.S.U.)
ART. 1.-
L'Associazione Studentesca d'Istituto, unica per ogni Istituto di Istruzione seconda
ria od artistica di secondo grado, rappresenta di diritto tutti gli studenti iscritti per
ogni anno scolastico.
ART. 2.-
L'Associazione Studentesca d'Istituto è strumento di autoeducazione democratica,di
formazione culturale e civica, di avviamento alla convivenza sociale. In particola
re essa ha il compito di:
a) - Rappresentare alle autorità scolastiche le esigenze degli studenti;
b) - Promuovere il libero dibattito fra gli studenti sui problemi di loro interesse;
c) - Realizzare iniziative studentesche di carattere formativo, culturale, ricreati
vo e sportivo;
d) - Organizzare incontri e discussioni con insegnanti interni ed esterni all'Istitu
to, famiglie, amministratori, studiosi, rappresentanti del mondo del lavoro,e
con quanti altri il Consiglio Direttivo ritenga utile interpellare;
e) - Esprimere l'opinione degli studenti sull'organizzazione interna degli studi e
della scuola;
f) - Collaborare alla scelta dei volumi per la biblioteca ed alla gestione della
Cassa Scolastica;
28
g) - Proporre al Consiglio dei Professori iniziative di conoscenze (ricerche, inter
viste, indagini, etc.), che gli studenti ritengano utili per la loro formazione
culturale e civica;
h) - Redigere, pubblicare e diffondere nell'ambito della scuola giornali interni
d'Istituto;
i) - Tenere propri albi per le comunicazioni agli iscritti all'interno della scuola
ed usare allo stesso scopo degli altri mezzi di diffusione eventualmente esi
stenti.
Due o più rappresentanti del Consiglio Direttivo, da esso nominati, partecipano col
voto consultivo alle riunioni del Consiglio dei Professori.
ART. 5.-
Lo Statuto detta le norme particolari per il funzionamento di ogni Associazione d'I
stituto; esso deve essere ispirato ai principi di libertà democratica sanciti dalla
Costituzione, e garantire il funzionamento democratico dell'Associazione.
ART. 6.-
I giornali d'Istituto sono pubblicati e diffusi a cura di una Redazione eletta con le
modalità previste dallo Statuto. Una copia di ogni numero deve essere presentato
ad un Comitato di tre professori, designato dal Consiglio dei Professori d'intesa
colla Redazione. In mancanza d'intesa, uno dei tre professori sarà designato dal
Consiglio Direttivo dell'Associazione. Qualora il Comitato ravvisi nel testo del
giornale infrazioni a norma di legge, invita il Consiglio Direttivo dell'Associazio
ne ad introdurre le modificazioni opportune prima di procedere alla diffusione. Con
tro l'invito del Comitato, il Consiglio Direttivo dell'Associazione può ricorrere al
Consiglio di Presidenza che decide in via definitiva con parere scritto e motivato.
Tale parere sarà pubblicato sul giornale di Istituto e sarà oggetto di dibattito.
La diffusione dei giornali d'Istituto è consentita solo all'interno della scuola. Ne è
vietata la vendita e la distribuzione al pubblico.
Non si applicano ad essi le vigenti norme della legge sulla stampa. La collabora
zione al giornale d'Istituto è aperta a tutti i membri dell'Associazione Studentesca.
ART. 7. -
Le Associazioni Studentesche d'Istituto possono collegarsi con Associazioni analo
ghe di altre scuole a livello locale, provinciale, regionale, nazionale.
/ N.B.: Per esigenze di spazio ne abbiamo pubblicato solo un estratto. /
29
Interrogazioni a risposta orale GAZZETTA UFFICIALE 21 novembre 1967
"I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della pubblica istruzione,
per sapere se è a conoscenza che: a Torino, come in molte altre città d'Italia, gli
studenti delle scuole secondarie superiori sono in agitazione per varie carenze del
la scuola e per ottenere il riconoscimento del diritto di costituire su base democra
tica i propri organismi rappresentativi, diritto che viene loro parzialmente contesta
to dai presidi, i quali assumono talora nei loro confronti un atteggiamento paterna
listico che i giovani non possono accettare;
che i provveditori e i presidi si appellano alla circolare ministeriale del 3
novembre 1967, n. 393, che parimenti non tiene conto delle legittime esigenze de
gli studenti di discutere seriamente dei problemi della scuola nella scuola stessa,
che è il loro posto di lavoro; e che a volte i provveditori interpretano e applicano,
in modo ancora più restrittivo, la stessa circolare ministeriale, come ha fatto il
provveditore agli studi di Torino, il quale, data l'ampiezza di alcune agitazioni e
con l'intento di colpire gli studenti più consapevoli e impegnati, ha inviato in da
ta 16 novembre una circolare ai presidi, ove, fra l'altro, si dichiara: "Non sembra
necessario suggerire particolari misure repressive, atteso che basta l'applicazioneri
gorosa delle punizioni previste dagli attuali ordinamenti scolastici, specie nei con
fronti di coloro che risultino promotori delle astensioni; va da sé che la presenza ar
tificiosa di estranei, qualora dovesse verificarsi, deve essere denunciata nelle sedi
competenti", anche quando, quindi, gli "estranei" sono ex alunni dell'istituto, o
ra iscritti al primo corso universitario, che fino alle nuove elezioni studentesche fan
no ancora parte dei direttivi dei circoli d'istituti dell'anno scolastico testé trascor
so;
e per sapere infine quando intenda disporre norme che democraticamente re
golino la istituzione e l'attività degli organismi rappresentativi degli studenti e del
la libertà dei giovani di partecipare al dibattito e alla soluzione dei problemi del
la scuola italiana.
(6754)
"Levi Arian Giorgina, Costa Massuc
co Angiola Maria, Spagnoli,Sulot
to , Todros".
30
PER L'ONESTO SVAGO DEI DAZEGLINI
"CIRCOLO INTERNO"
Circolo Studentesco "Massimo d'Azeglio"
PUNTI FONDAMENTALI DELLO STATUTO.
Art. 1) - Il Circolo Studentesco del Liceo Classico "Massimo d'Azeglio" è
un'associazione apartitica con fini ricreativi, assistenziali e culturali.
Art. 2) - Tutti gli Studenti del Liceo D'Azeglio possono liberamente interveni
re nelle attività del Circolo attraverso l'Assemblea di base, che è aperta a tutti gli
iscritti.
Art. 3) - Le decisioni di ordinaria amministrazione sono prese da un consiglio
direttivo il cui operato è sottoposto all'approvazione dell'Assemblea di base.
Art. 4) - Rappresentante ufficiale del Circolo è il Presidente, che è eletto dal
l'Assemblea di base. Tutti i dazeglini iscritti al Circolo hanno diritto di voto e pos
sono liberamente presentarsi quali candidati alla Presidenza del Circolo. Nelle vo
tazioni si intende accettata ogni proposta che ottenga la maggioranza relativa dei
voti validi.
Art. 5) - Organo ufficiale del Circolo è lo "Zibaldone" , che viene pub
blicato sotto la responsabilità e previa l'approvazione del Preside.
Art. 6) - Lo "Zibaldone" avrà il compito di portare a conoscenza dei dazegli
ni i problemi interni del nostro Istituto e contemporaneamente di trattare temi stori
ci, letterari e sociali.
Art. 7) - Le attività del Circolo saranno: assistenziali, culturali (conferenze,
dibattiti, tavole rotonde su argomenti di attualità, con particolare riferimento ai
problemi dell'unificazione europea); ricreative (organizzazione di feste, tornei
sportivi, gite, ecc.).
Art. 8) - Una commissione di controllo sull'osservanza dello Statuto, eletta
dall'Assemblea di base, garantirà che l'operato del Circolo sia sempre conforme
alla linea di condotta enunciata nei precedenti paragrafi.
Letto ed approvato dal Preside in data 6 novembre 1967.
31
TESTO DELLA CIRCOLARE MINISTERIALE DEL
MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE,
n. 24 DEL 16 GENNAIO 1967
Adesioni più o meno consapevoli, e comunque ingiustificate, ad agitazioni
per problemi estranei alla scuola, manifestazioni di protesta, astensioni ripetute dal
le lezioni, hanno turbato anche recentemente il normale andamento della vita sco
lastica in alcuni istituti nella fase particolarmente dedicata alla vita scolastica. Si
tratta di episodi indubbiamente circoscritti, i quali tuttavia turbano la vita della
scuola, incidono ingiustamente sul prestigio, provocando le proteste delle famiglie
le quali hanno il diritto di attendersi dalla scuola la formazione umana, culturale,
professionale e civile dei loro figlioli.
A questo proposito non va taciuto che spesso la parte degli alunni che si a
stengono dalle lezioni, è trascinata da suggestioni esterne alla vita dell'istituto oè
scarsamente informata dei motivi o degli scopi della manifestazione o delle ragioni
che ostano all'accoglimento totale o immediato delle richieste pur in qualche mo
do giustificate o che riguardino le condizioni ambientali dei singoli istituti. Va
rammentato al riguardo che la rapida ed eccezionale espansione delle istituzioni e
della popolazione scolastica in questi ultimi anni è un fenomeno senza precedenti
nella storia del nostro paese e che adesso lo stato e gli enti locali stanno facendo
fronte con impegni altrettanto eccezionali sul piano finanziario, normativo ed or
ganizzativo i quali però, ovviamente, non possono spiegare in pieno la loro effica
cia sempre e dovunque con la desiderata immediatezza.
In questa situazione, è preciso compito dei capi di istituto e dei docenti con
durre opera positiva di chiarimenti e di persuasione affinché gli alunni si rendano
conto del danno che deriva da agitazioni e astensioni dalle lezioni che, qualun
que sia la causa occasionale, si ripercuotono sugli studi e sui risultati stessi che a
lunni e famiglie si ripromettono.
Opportuna azione preventiva dovrà essere svolta anche presso le famiglie alle
quali non può dispiacere di essere avvertite che i figli oltre ad esporsi al rischio di
eventuali conseguenze di carattere disciplinare - poiché le astensioni dalle lezio
ni devono essere, comunque, considerate come assenze ingiustificate - possono es
sere coinvolti in dimostrazioni talvolta incomposte e perciò non scevre di pericoli.
L'opera di richiamo e di persuasione - con la collaborazione personale e volen
terosa dei docenti - è tanto più necessaria in quanto può in qualche caso accadere
che anche alunni intelligenti e ragionevoli siano indotti a ritenere erroneamenteche
i motivi delle manifestazioni e soprattutto il tono di esprimerli abbiano un fonda
mento di giustificazione su cui concordano dirigenti e docenti.
Collezione: Ateneo di gennaio 1968 (contiene il numero intero)
Citazione: Paolo Montalenti et al., “Ateneo di gennaio 1968. Suppl. 1,” Riviste degli studenti, ultimo accesso il 09 dicembre 2023, https://rivistestudenti.unito.it/items/show/2549.