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Titolo: Una mucca, due vecchie, un bambino

Data: 1954-03-15

Relazione: Ateneo, anno 5 n. 9 p. 3

Identificatore: 05_09_03_02

Testo: A SERLONE, NELL'ITALIA MINIMA
Una mucca, due vecchie, un bambino
Esperienze di una maestra, fra i quasi selvaggi a... 60 chilometri da Torino - La scuola si apre con una spallata - Scale scon­
nesse, pavimento traballante, mobili tarlati- A contatto della natura assoluta padrona, fra gente sporca di fuori, linda nell'anima
Terminate le peregrinazioni attra­
verso l'Italia Minore, si può comin­
ciare a discorrere di un Italia Minima, che porta nomi spesso risonanti al
punto che, per non essere indicati
sulle cartine geografiche, fanno pen­
sare ad altre nazioni, lontanissime
e sconosciute.
Se io vi dico che sono titolare della
cattedra elementare di Serlone, siete
liberi di spaziare fino alla Caracal­
pakia o alla Nuova Zelanda o alla
Turkmenia immaginando di quella
città o paese tutto quanto volete:
nessuno, è probabile, vi ha mai detto
di una frazione in Italia, nel Pie­
monte, a sessanta chilometri da To­
rino ed a tre di ripida mulattiera da
Locana Canevese, che ha nome Ser­
lone. Non l
'avevano indicato nem­
meno a me e le guide si limitavano
ad incitare: “Venite a Locana e di
lì inoltratevi per i mille sentieri che
da essa irraggiano. Conoscerete la mon­
tagna, la vera montagna! ". Ricorrono
i nomi di tutti i vicini agglomerati
di due o tre catapecchie che si fanno
chiamare Montigli, Gavie, Cambrelle, Piatur, ma di Serlone — a metà
strada tra Montigli e Gavie, sede
dell'ultima Scuola — non una parola.
Dovevo venire a risiedervi per im­
parare un'infinità di altre nozioni.
Conoscere l'esistenza di uno sperduto
posticino, fino a ieri ignorato, è poco, soprattutto perchè a costituire una
frazione qui si fa in fretta : si ha
bisogno di un giaciglio per le notti
estive, quando si portano le mucche
al pascolo sulla montagna, e gli si
costruisce intorno un riparo di pietre
che diventa casa; vicino si sistemano
le bestie ed ecco un'altra tettoia che
fa numero. Vengono nuovi pastori ed
imitano i precedenti. I rifugi aumen­
tano fino ad un massimo di quattro
o cinque : la frazione è fatta! Lo
iniziatore le dà il nome di una sua
capra ed il nome rimane, viene di­
pinto su una pietra più chiara della
sua catapecchia, la prima anche in
ordine di posto, e chi arriva trafelato
dopo la faticosa salita trae un so­
spiro di sollievo "Finalmente sono
arrivato! Ecco qua: Frazione Serlone ”
Non una voce od un passo. Si
passa in mezzo alle casupole per una
viuzza tutta sassi e letame, urlando
a squarciagola. "C'è nessuno?...".
Non è stagione, perchè l’autunno ha
ricondotto a valle i nomadi monta­
nari che d'inverno lavorano in città, nelle fabbriche e nei porti. Subito
vien da pensare che ci si trovi nello
ultimo paese del mondo e che a
camminare ancora qualche minuto
oltre quei mille metri si debba rag­
giungere la vetta di chissà quale
monte, dimora invernale di lupi.
La sera, in queste prime giornate
d'ottobre, tarda a scendere, e la scarsa
luce persistente è l'unica ancora che
rimane alla paura che sta per so­
praffarmi. Urlo di nuovo, torno in­
dietro, osservo il piloncino che cu­
stodisce all'ingresso un’immagine sa­
cra e che all'arrivo la stanchezza mi
aveva impedito di notare “Da Vit­
tone Corio Giacomo - Anno 1925".
Alfine scorgo una vecchia curva in
un campo che coglie patate senza
dare un cenno d'intesa. Debbo scuo­
terla, raddrizzarle la schiena, perchè
mi dia retta. Non mi capisce nè io
afferro qualche sillaba tra le sue lab­
bra attraverso una bocca sdentata.
Parla un dialetto che, molto lontano
dal piemontese, non h
a nulla a che
fare con gli altri sentiti prima, so­
prattutto per la cantilena. Cerco di
spiegarmi a gesti, come i sordomuti :
voglio vedere la Scuola, sono la nuova
maestra, ma dove stanno i bambini?
" Maestra? " — ha capito questa
unica parola e s'illumina tutta. Mi
accompagna alla sua casa dove mi
mette a disposizione noci, castagne
e qualche mela selvatica: questa mon­
tagna non offre altro, fuorché i pa­
scoli estivi.
Andiamo alla Scuola ch'è chiusa e
la chiave è in possesso di ” Giacu "
un bimbo di cinque anni, impegnato
a sorvegliare la sua mucca presso
una lontana cascata.
Senza bisogno di chiavi, con una
spallata, la Scuola è aperta: scale
sconnesse che portano, dalla legnaia
del piano terreno, ad un primo piano
dove dal lato sinistro sta l'aula e
da quello destro la camera dell’inse­
gnante. Buchi inabitabili che assu­
mono aspetto di lusso se confrontati
con gli antri che si addossano vicino.
Davanti una chiesetta graziosa, sconsacrata dall'abbandono, sfoggia
un altare dorato con candelabri ed
un campanile con campana addor­
mentata su di un fianco. Capisco che
la Scuola doveva essere una canonica, quando il prete veniva ancora quas­
sù: adesso le sole missionarie sono
le maestre, quelle giovani e, come
me, totalmente a digiuno di mon­
tagna.
Non so dare un pronto giudizio
della situazione, nè la donnetta mi
aiuta e “ Giacu " sta troppo in basso.
Scendendo, desolata al pensiero che
dovrò venir qui ad abitare, vedo su
di una casa, la scritta in pennellate
azzurre: " Cantina delle Alpi - Vino
e Birra - R. Sale e Tabacchi, n. 7".
Busso, con la speranza del bimbo
della favola, sperduto nel bosco buio, che trova il lumicino. Una vecchia, se possibile anche più curva della
prima, più sporca, con gli occhi ci­
sposi e lacrimanti della donna mala­
ticcia ed infetta, mi apre per rivol­
germi lo stesso incomprensibile lin­
guaggio.
” Come si mangia qui? — chie­
do — Di cosa vivete?". E mi ac­
compagnò con il classico gesto delle
dita riunite che avvicinò ripetuta­
mente: “Latte, formaggio, polenta?"
” Non sempre".
" Adesso avreste da darmi un po'
di latte?
“No, la mucca non l’ha fatto"
Una sola mucca raramente proli­
fica, due vecchie, un piccolo di cin­
que anni: uguale Serlone!
Siamo adesso in febbraio e da tre
mesi abito sul posto, con funzioni
di maestra, spaccalegna, fuochista, muratore ed altre facilmente imma­
ginabili. Ma il diavolo non è poi
tanto brutto come lo si dipinge ed
io sono quasi lieta di assistere al suc­
cedersi delle stagioni su questi monti
fino alla primavera. Quanto importa
sapere — e che io ho appreso sola­
mente adesso — è l'esistenza, in que­
sta caotica era moderna, di un sito
dove si vive al di fuori delle leggi
sociali e civili, in contatto della na­
tura — “ suprema lex " —, la quale
sola ordina di alzarsi al canto dello
unico gallo (sembrano cento, tanto
il chicchirichì si ripercuote, rimbal­
zando, di roccia in roccia) e di cori­
carsi quando la luce del giorno si
spegne e non si può accendere quella
elettrica.
La mucca dà quel poco latte che
basta anche per " svezzare " la mae­
stra, di cui è spesso l'unico nutri­
mento. Talvolta se ne ricava la ” tu­
ma ", ch’è ottimo companatico della
polenta. Procura la carne un uomo
che passa l'inverno quassù con la
madre, la vecchia tabaccaia che di
tabacco vende quello da annusare.
L'uomo, vedovo e padre di " Giacu ", toma da caccia con una volpe o una
lepre, ne vende la pelle in paese per
duemila lire, mentre la carne è ot­
tima da consumarsi intorno alla stufa, con i cani ai piedi pronti agli ossi
ed il fucile che pende da un chiodo
sopra il capo. Si divora la frutta che
c'è e quando c'è: le mele, che fini­
scono presto, e tutto l'anno casta­
gne. La tavola per pranzare non esi­
ste, perchè si mangia in ogni ora
un poco e sempre quando si ha fame
dove capita, esattamente come i pri­
mitivi.
Mobilia più che sufficiente è un
lurido giaciglio, dove nonna e nipotino
dormono insieme, qualche sedia o
panca intorno alle rustiche stufe su
cui bolle sempre una mistura, non si
sa bene se per uomini o bestie o per
entrambi, e molti bastoni da mon­
tagna che tutti sanno ricavare da un
ramo di abete. La Scuola certo è
un'altra cosa: vi stanno anche i
banchi ed una traballante cattedra, poggiati su assi sconnesse che hanno
la pretesa di un pavimento. Il sof­
fitto, che nei rifugi locali è di legno-
sterco-pietra, qui è in muro imbian­
cato, quanto mai adatto — ha osser­
vato un acuto montanaro — allo
ascolto della radio che ho portato, oltre all’indispensabile orologio ed
alla macchina da scrivere. Ne è ri­
sultato uno sbigottimento generale
presso questa gente. Non v’è allora
da stupirsi se gli scolari, alla mia
domanda: ” Quali mari bagnano la
Italia?", rispondono: "L’Arno ed il
Tevere ", adusi alla sola vista del
fiumiciattolo Orco; oppure: " Qual è
la capitale d'Italia?" "Locana".
Certo ho contaminato Serlone, ci­
vilizzando un poco quest'ultimo pa­
radiso, dove — importante! — si
lavora molto senza saperlo, anche
perchè i risultati sono magri. Soldi
non ne corrono quasi. Le vecchie di
novant’anni si caricano di sacchi tre
volte loro, pesanti di castagne che
in paese comprano a quindici lire il
chilo. Ed in città le rivendono a cen­
tocinquanta lire!
Gente sporca di fuori, questa di
Serlone, ma linda di dentro; che ha
il senso della proprietà, in un regno
senza chiavi, ma è generosa; che
nulla ha da temere dal mondo — sia­
no uomini o bestie —, perchè la
natura le è amica, essendole troppo
nota. Che è infelice, ma non si la­
menta, non si
lamenta ancora, per­
chè è lasciata sola, senza preti nè
capi partito. Ora, purtroppo, è arri­
vata la maestra e, quel ch’è peggio, ha portato la radio: infelice strumento
che farà conoscere l’esistenza, oltre
alla ” toma ” locale, della ” Invernizzi
Robiolina ", che suonerà con i nomi
strani di ” macchina per cucire Bor­
letti " - "brillantina Linetti " - "den­
tifricio Durbans ” e di altri inutili
complicati sistemi di peggiorare la
vita, e che fatalmente finirà per illu­
dere che quello della scatola sonora
sia il mondo più bello e desiderabile!
Dio salvi questi primitivi dalla
istruzione che debbo impartire ai
due bimbi (l'intera classe!) che scen­
dono da altezze superiori e che un
giorno, in merito a questo mio sog­
giorno, voteranno. Permetta solo che
quest’ultimo paradiso scompaia, ma
non si trasformi.
Una rivoluzione, qui, tirerebbe ad­
dosso a noi tutti la natura. E sarebbe
la
fine! Nicoletta Spallitta

File: PDF, TESTO

Collezione: Ateneo del 15 marzo 1954 (contiene il numero intero)

Etichette:

Citazione: Nicoletta Spallitta, “Una mucca, due vecchie, un bambino,” Riviste degli studenti, ultimo accesso il 09 dicembre 2023, https://rivistestudenti.unito.it/items/show/992.