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Titolo: Storia di un'inchiesta

Autore: Marcello Costa

Data: 1966-01/02

Relazione: Ateneo, anno 17 n. 1-2 p. 4

Identificatore: 17_01-02_04_01

Testo: Le ripercussioni sulla stampa
Storia di
un’inchiesta
Raramente la stampa italiana dedica le sue colonne ai problemi
universitari e della scuola in genere, ma quando cominciano a cir­
colare inchieste sul sesso, sul controllo delle nascite, sul divorzio, tutto cambia. La polemica sollevata da un'inchiesta di « Ateneo », iniziata in dicembre e di cui riportiamo qui a lato, dopo una lunga
elaborazione, i dati conclusivi, si è estesa a licei e scuole varie in
seguito a pubblicazioni sullo stesso argomento. La Zanzara del
liceo Parini, il Telescopio dell'Istituto Tecnico Industriale statale
C. Olivetti, Tempi nostri di Vicenza e in un liceo di Genova, hanno
richiamato l'attenzione dei giornali che ne hanno dato un risalto
che, diciamolo pure, ci pare sproporzionato e che dimostra un certo
compiacimento, anche da parte degli oppositori piu intransigenti, a
questo tipo di pubblicazioni.
La storia della nostra inchiesta incomincia qualche mese fa.
Una domenica mattina di fine dicembre, qualche giorno prima di
Natale, una telefonata di un amico Consigliere di Interfacoltà mi
sveglia di soprassalto. « C'è un velenosissimo attacco alla vostra in­
chiesta sulla cronaca cittadina de La Stampa di stamattina ». Mi
precipito a prendere il giornale e leggo il trafiletto « Polemica al­
l'Università per una equivoca inchiesta». Sottotitolo: «Un inoppor­
tuno questionario inviato a tremila studenti ». Il trafiletto, ben defi­
nito dal mio amico, parla di polemica e afferma che le domande
« ... sul comportamento sessuale sono tali da suscitare un’immediata
reazione. Noi stessi non osiamo riportarle e non possiamo che defi­
nirle equivoche ». Prosegue poi: « ...Sorge invece il sospetto che l’in­
chiesta sia dettata da un motivo di deteriore pubblicità. Piu che le­
gittime appaiono quindi le proteste che da parecchie parti ci sono
giunte di genitori, docenti e anche di giovani i quali ci hanno se­
gnalato che l’indagine era inopportuna ». Secondo l'autore del trafi­
letto, noi ci saremmo giustificati rifacendoci all'esempio del rapporto
americano « Kinsey ». Nessuno de La Stampa ci aveva interpellato
nè era giunta alla nostra redazione protesta alcuna. Così l'intol­
leranza di alcuni genitori, che evidentemente consideravano i loro
figli poco maturi pur essendo universitari, ha aperto la polemica.
Pochi giorni dopo l'Assemblea Interfacoltà rispondeva con una
mozione approvata all'unanimità (che riportiamo a pagina 8). Il
testo veniva inviato a tutti i giornali accompagnato da un fac­
simile del famoso questionario. Il 30 dicembre appariva sul Cor­
riere della Sera di Milano, un articolo su tre colonne dal titolo
«Si polemizza a Torino per un inchiesta tra gli studenti» in cui in
forma abbastanza obiettiva si riportavano i termini del problema. Ci
giunsero numerose lettere da altri giornali universitari, da psicologi, da privati, persino da Ginevra, chiedendo i particolari dell inchiesta.
Quattro colonne sull'Unità del 5 gennaio 1966, polemizzavano con La
Stampa difendendo l'iniziativa ai Ateneo: « un’indagine promossa
dagli universitari di Torino - Tremila interrogati sul comportamento
sessuale - Il questionario che circola tra gli studenti pone domande
anche sul divorzio e sul controllo delle nascite - La rivista dell'In­
terfacoltà Ateneo pubblicherà le risposte - I moralisti gridano allo
scandalo e La Stampa se ne fa portavoce - Il contrattacco dei gio­
vani che rivendicano la piena libertà di discutere ».
Sulla rubrica « I fatti del giorno » in seconda pagina della Gaz­
zetta del Popolo, di solito attribuita allo stesso Direttore, appa­
riva il 9 gennaio un articolo su due colonne dal titolo « I Kinsey
di Porta Pila », in cui con un moralismo spicciolo appena ma­
scherato da un altrettanto spicciolo populismo, si accusava l'in­
chiesta o meglio la mozione dell'Assemblea Interfacoltà, attribuita
erroneamente ad Ateneo, di « miopia politica giovanile per cui di­
ventano grandi partiti negli atenei il PLI e il MSI, forze secondarie
o collocate ai margini del resto del Paese ». L'articolo finiva poi af­
fermando: «...il rendersi conto di costituire un settore privilegiato
e non rappresentativo della presente società potrebbe, visto che si
parla di serietà, indurre a considerazioni più serie che non quelle
connesse alla probabilità di incontrare, sulle scale dell'ateneo, una
ragazza disposta a declinare con i coetanei uno di quei vocaboli che
gli inglesi scrivono con 4 lettere ».
Passiamo da questa volgarità giornalistica ad una più raffinata, quale compete ad un settimanale di una certa importanza. Una pa­
gina intera del Borghese del 13 gennaio sotto il titolo « II sesso al­
l'Ateneo di Torino » si gettava con raffinata retorica contro « i ragaz­
zini » del «giornaletto Ateneo». Prima accusa: «mentre il giorna­
letto dovrebbe essere una palestra di esercitazione aperta a tutti co­
loro che ritengono di avere qualcosa da dire sui programmi, sui testi, insomma sull'attività universitaria in senso lato » in realtà non è
che uno « strumento di pressione e di propaganda politica al ser­
vizio delle maggioranze ora marxiste, ora cattoliche che nel corso
degli anni si sono alternate al governo della Interfacoltà ». L'artico­
lista, è evidente, non era assolutamente informato sull’imposta­
zione attuale di Ateneo; non è colpa sua, ma la semplice conse­
guenza del suo atteggiamento mentale. Traspaiono in qualche frase
altre violente accuse : « Non basta, infatti, accedere al controllo di
un giornaletto universitario in virtù di un esito elettorale che ri­
specchia soltanto la partecipazione di una minoranza, per sentirsi
autorizzati a indagini del genere»; e più oltre: «...a quale titolo
un organo di rappresentanza studentesca, eletto per studiare e dibat­
tere i problemi connessi alla vita universitaria e per farsi portavoce
di essi presso il corpo docente, possa assumere iniziative così sfac­
ciatamente "extrauniversitarie" ». Definiti praticamente del tutto in­
competenti, saremmo, sempre secondo l'articolista, peggio di quei
« giovanissimi goliardi in vena di imitazioni sociologiche... ». L'inda­
gine, non essendo su « carta intestata », è quindi « equivoca ». Si
avviava alla conclusione affermando: «Non c'è nessun bisogno che
gli studenti si interroghino sulla frequenza dei loro rapporti sessuali
e sull'uso degli antifecondativi ». Termina brillantemente ricordando
come « tali " problemi " non sono di oggi e, nella misura in cui inte­
ressano la goliardia, sono sempre stati risolti senza scomodare socio­
logi e intervistatori. Possibile che a Torino siano cambiati anche i
giovani? ».
Nulla da eccepire e in fondo questa visione del Borghese rispec­
chia abbastanza bene la mentalità corrente italiana e, dopo tutto, è
un onore ricevere questo tipo di accuse.
Nel frattempo giungeva una telefonata da Roma. Era il corrispon­
dente del Times di Londra il quale avendo letto l’articolo del Cor­
riere della Sera si era interessato alla nostra iniziativa. Questo fatto
indica indubbiamente la situazione italiana; una modesta inchiesta
crea una polemica che attraversa la Manica. Appariva così su The
Times del 14 gennaio un articolo su 3 colonne che collega l'inchiesta
di Ateneo con quella di Gabriella Parca autrice de « I sultani ».
Ecco la traduzione di parte dell'articolo:
Sopratitolo: «Il libro di una donna provoca una inchiesta fra
studenti sul sesso». Titolo: « Una incrinatura nel sistema romantico
italiano ». — « Gli studenti di Torino stanno provocando un certo
scalpore organizzando un’inchiesta sulle abitudini sessuali dei mem­
bri dell'Università. Si crede che questa sia la prima iniziativa del
genere in Italia, un Paese generalmente non incline ad investiga­
zioni analitiche in questo campo. Forse perchè, principalmente, altri
studi pubblicati toccanti lo stesso tema hanno seriamente danneg­
giato l'idea romantica della passione nel clima latino.
E’ abbastanza naturale perciò che l'iniziativa torinese provochi
molte proteste. L'inchiesta è condotta dalla rivista universitaria
"Ateneo". Sono state distribuite, fra 2660 studenti di ambo i sessi, una serie di domande riguardanti l'opinione sul divorzio, che non
esiste in Italia, il controllo delle nascite, che è un soggetto che
involve sia l'insegnamento della Chiesa Romana Cattolica che le
sanzioni del Codice Penale fascista, e finalmente il comportamento
sessuale degli studenti. Le risposte stanno arrivando ora agli uffici
editoriali della rivista ».
L'articolo prosegue facendo una specie di recensione del libro
I Sultani di Gabriella Parca e termina così: « Il libro è scritto come
un rimprovero. Toccherà ora agli studenti di Torino il vedere se
la loro inchiesta produrrà un quadro più favorevole del sesso e
della società in Italia ».
Alcuni giorni dopo ricevevamo un'altra telefonata. Un corrispon­
dente di vari giornali inglesi a Torino si dichiarava interessato alla
nostra inchiesta per scrivere un articolo sul Sunday Mirror e ci
chiedeva (come pure i giornalisti del Corriere della Sera e dell'Unità)
di fargli avere contemporaneamente all’uscita di Ateneo, tutti i dati
raccolti.
Come conclusione il Centro, il giornale della corrente che fa capo
a Scelba, attaccava violentemente Ateneo e la sua inchiesta. Sopra­
titolo: «Col pretesto di un'inchiesta proposti i peggiori argomenti
della propaganda anticattolica ». Titolo: « Un questionario immorale
diffuso fra gli studenti ». Dopo una considerazione generale sulla
scuola che secondo l'articolista, « dovrebbe rimanere un mondo in­
violato ben protetto in cui trovassero posto soltanto gli interessi
della scienza, della ricerca della verità filosofica ed artistica », l'at­
tacco violento: « Una conferma di quanto stiamo scrivendo ci viene
ancora da Torino, dove il giornate universitario dell'Interfacoltà
Ateneo ha avuto il ghiribizzo di promuovere una inchiesta tra gli
studenti dell'Università su problemi che, a giudizio delle persone
sensate, non sono per il momento di competenza di quella categoria
di giovani i quali lasciano credere, ma a torto, che stiano all'Uni­
versità per studiare. I problemi sono essenzialmente due: il con­
trollo delle nascite e il divorzio. Per dimostrare al lettore la licen­
ziosa e deplorevole iniziativa dei responsabili del giornale siamo co­
stretti a malincuore a ripetere alcune domande contenute nel que­
stionario e che da mesi circolano tra ragazzi e ragazze e sulle quali, a quanto ci si riferisce, sono state imbastite dai giovani più spre­
giudicati discussioni che avrebbero provocato le giuste proteste di
molte famiglie. Ecco il primo gruppo di domande che, come si vede, nulla hanno a che vedere con le due questioni che sono state tirate
in ballo (il controllo delle nascite e il divorzio) per fare da spec­
chietto delle allodole per gli ingenui ». E qui vengono riportate al­
cune domande del questionario appartenenti al terzo gruppo che ha
come titolo esplicito « il comportamento sessuale ». Evidente quindi
la falsità delle affermazioni di questo « giornalista ». Dopo uno
scorcio sulle altre domande, ecco le considerazioni finali: «Scor­
rendo le domande colpiscono soprattutto due fatti: a) l'estremo ve­
rismo, la indecente disinvoltura con la quale vengono esposti certi
particolari di natura sessuale; b) la tendenziosità delle domande, che sono state compilate, formulate in modo da porre indirettamente
sotto accusa perfino la posizione della Chiesa Cattolica e la moralità
che essa difende e da carpire una risposta favorevole alle tesi divor­
ziste, anticoncezionali e sessualmente anarchiche dei promotori dei
quesiti». Più avanti: «Cosa c’entri il problema dell'educazione ses­
suale con la chiassata pornografica degli studenti universitari di
Torino lo lasciamo pensare ai lettori». Infatti la « chiassata porno­
grafica » non c'entra niente e non so chi abbia messo questa idea
m testa a costui. L'inchiesta in quanto tale è una raccolta di dati
che, se sono indicativi, danno un quadro approssimato della realtà
su cui si può poi discutere, protestare, moralizzare, riformare e par­
lare, se proprio si vuole, dell'educazione sessuale; ma certo tutte
cose che non riguardano questo scandalizzato e aggressivo inquisi­
tore. Che poi sta « contro ogni educazione in questa materia il
pubblicizzare argomenti e particolari che fanno inorridire gli adulti »
lasciamolo dire a questo impressionabile calvinista che quando ter­
mina affermando che « la serietà dovrebbe impedirlo » vorrebbe in
cuor suo sostituire la parola « serietà » con la parola « santa In­
quisizione » !
Su Amica, settimanale femminile, una lettrice scrive alla rubrica
«I problemi della scuola»: «Come lei sa, in una città dell'Italia
settentrionale sono stati distribuiti all'Università dei questionari ri­
guardanti l'educazione sessuale. Se continuiamo di questo passo, fini­
remo con il parlare di problemi sessuali anche all'asilo? ». Ecco il
succo della risposta di Amica: «Nessuno può ignorare come il sesso
e i suoi multiformi problemi siano una componente se non determi­
nante, certo non trascurabile, del comportamento dell’individuo »...
e piu oltre: «Non esiste un'età particolare per parlare ai giovani dei
problemi sessuali ».
Come ultimo appaiono sull'Italia del 26 febbraio quattro colonne
in cui parlando dei recenti articoli di giornali liceali si ricorda la
nostra inchiesta: «Non son ancor passati due mesi da quando un
clamore pressoché analogo fu suscitato a Torino dall'inchiesta con­
dotta da un periodico universitario, Ateneo. Qui si trattava di gio­
vani più adulti, ma il rapporto tra la maggior maturità e l’eccesso
di scabrosità e di spregiudicatezza era abbondantemente mantenuto ».
Cosa dire di tutto questo? Ecco la nostra inchiesta modesta di
mezzi e di portata, priva di qualsiasi presunzione di scimmiottare i
vari «Rapporti Kinsey», ma abbastanza seria da rifiutare le accuse
tendenziose che ci sono state mosse da una parte della stampa ita­
liana. Noi cercavamo dati, guardavamo la realtà come è e non come
le morali metafisiche e paradossali vorrebbero che fosse. Questi pe­
santi attacchi ci fanno paura solo perchè significa che questi pro­
blemi diventeranno presto questione « di vita o di morte » e gli
scontri fra le diverse idee in materia acquisteranno sempre più il
carattere di lotte ideologiche e violente e non delle semplici ricerche
ed esposizioni di fatti con serene discussioni, appoggiate da quel
« common sense » che, in queste cose, difetta in gran parte degli
italiani. M. Costa

File: PDF, TESTO

Collezione: Ateneo di gennaio-febbraio 1966 (contiene il numero intero)

Citazione: Marcello Costa, “Storia di un'inchiesta,” Riviste degli studenti, ultimo accesso il 24 settembre 2023, https://rivistestudenti.unito.it/items/show/2496.